Un signore in giacca, con in mano gli occhiali, le braccia incrociate e l'aria supponente

Adesso vi spiego cos’è l’ablesplaining

C’è una parola bellissima che ho imparato pochi mesi fa: mansplaining, si usa quando un uomo dà una spiegazione non richiesta, superficiale, arrogante e paternalista a una donna proprio perché è una donna e quindi secondo lui sa qualcosa in meno. È composta dai termini “man”, uomo, e “explaining”, spiegare. Vi sarà capitato a voi donne che un uomo vi apostrofi “No, parcheggia di là! No, girati meglio, spingi su quell’acceleratore” oppure “Si fa così, guarda!” e poi vi mostri le sue abilità pratiche o tecniche. Che rottura questo maschilismo, eh?

Sullo stampo del mansplaining si creano termini simili ovunque ci sia una maggioranza privilegiata che si sente migliore di una certa minoranza e glielo faccia notare: quindi ecco, ad esempio, il whitesplaining, il colonialsplaining e ovviamente l’ablesplaining, che è quello che interessa a noi.

L’ablesplaining è quando ci si rivolge ai portatori di diversabilità (spero di non avervi offeso con questo termine) in modo paternalistico e si danno loro spiegazioni non richieste che implicano un giudizio sulla loro esperienza. Il termine è formato da “able”, abile, cioè non affetto da disabilità, e “explaining”.

Tutti i diversi tipi di “splaining” sono infidi, si nascondono nei discorsi di tutti i giorni, vengono veicolati in tutti i tipi di contesto. L’ablesplaining riguarda davvero un sacco di gente, di tutte le età e di tutte le categorie sociali, credetemi, addirittura gente politicamente impegnata e sensibile a certi temi delicati come i vostri. Forse non lo sapete perché non andate molto in giro, ma questa gente è dappertutto. Quelli che ho citato sono concetti ormai riconosciuti e studiati in sociologia, purtroppo però nella società non sono riconosciuti per quello che sono e vengono accettati inconsciamente. La cosa peggiore è che spesso vengono promulgati dai media. Insomma, purtroppo sono attaccati alla nostra cultura come pulci sul pelo di un cane e portano a discriminazioni indicibili, e a un vero sopruso psicologico. Sono davvero una piaga sociale, anche se molti diversabili si concentrano su questioni più triviali, per esempio insistono col dire che è peggio non potersi muovere per strada in carrozzina senza che la gente ti fermi e ti saluti o ti chieda cosa ti è successo. No! La gente è solo curiosa, non ve la dovreste prendere se vi dicono “Sei speciale” senza motivo e vi chiedono “Sei così dalla nascita?” Le persone si vogliono solo fare un’idea, hanno il diritto di conoscere e la curiosità non ha mai ucciso nessuno, quindi non ve la prendete!

L’ablesplaining è pesante da sopportare, lo so, ma il disagio psicologico si può in qualche modo superare: soprattutto mangiate sano e fate esercizio fisico, sono due cose fondamentali che sicuramente possono anche migliorare la vostra autonomia residua e la vostra qualità della vita. E non mi dite che non avete tempo libero per curare la vostra salute, dai, il tempo per la salute si deve sempre trovare, specialmente voi che passate tanto tempo in casa, non c’è storia, eh, e poi DOVE VAI CON QUELLA CARROZZINA ELETTRICA, CE L’HAI LA PATENTE PER QUELLA COSA? VAI A SINISTRA ATTENTA ATTENTA AAAH TRA UN PO’ LO PRENDEVI SOTTO HAI AVUTO FORTUNA A EVITARLO

Attenzione: questo post è i r o n i c o (!) e vuole spiegare l’ablesplaining facendo intanto ablesplaining. Il punto di vista è quello di una persona che spiega ai disabili come dovrebbero comportarsi senza averne cognizione di causa, e lo fa in modo paternalista e usando termini svilenti per i disabili. Lo metto in chiaro soprattutto per i normodotati, a cui non sia mai passasse il messaggio sbagliato e che invito a rileggere tutto il post per scovare le castronerie che ho scritto. Tipo, “affetto da disabilità” (la disabilità non è una malattia). O, “HAI AVUTO FORTUNA A EVITARLO” (come se quando si guida la carrozzina elettrica evitare i bipedi distratti che guardano l’iphone invece dei propri piedi sia una questione di fortuna e non di abilità). O, “certi temi delicati” (le questioni politiche sulla disabilità non sono temi delicati e qualunque politicante che lo dice in realtà si sta parando il deretano per il fatto che non li ha ancora affrontati).

Buon ablesplaining a tutti! 🙂 ❤️ ❤️

[Elena]

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