Locandina del film "Me Before You". Il testo in alto riporta "Caro Hollywood, ne abbiamo abbastanza di film in cui il personaggio disabile muore. Sii più originale, puoi farcela!". #MeBeforeAbleism

“Io prima di te”, uno strano tipo di romanticismo

A settembre uscirà un film che si intitola “Io prima di te”.

Per favore, non andate a vederlo. Sarebbero soldi e tempo persi. Anzi, sarebbe un’idea dannosa in più che vi portate dentro.

Viene pubblicizzato dappertutto come “il film più romantico dell’anno”, ma io di romantico ci vedo poco. Parla di una coppia di innamorati, Lou e Will. Will è tetraplegico, i due si conoscono quando lei viene assunta come sua assistente. Will vuole suicidarsi, Lou cerca di fargli cambiare idea, ma fallisce.

Piccolo dettaglio: moltissimi disabili che si vedono nei film vogliono suicidarsi. L’avete notato? L’uomo in carrozzina su “Workers – Pronti a tutto”, la ragazza su “Million Dollar Baby”, lo scultore su “Whose Life Is It Anyway?”, il cieco su “Profumo di donna”, sono tutti aspiranti suicidi.

Ne ho abbastanza.

Questo tipo di storie mi esce dalle orecchie.

Possibile che pur di vendere si debba sempre ricercare il dramma, la storia lacrimosa?

Possibile che il messaggio costante dei film sia che i disabili odiano la propria vita?

Possibile che il ruolo principale dei personaggi disabili sia raccontare la loro triste storia e ispirare all’azione gli altri?

Non ho visto il film “Io prima di te”, soltanto il trailer, ma già mi viene da vomitare per tutti gli stereotipi che ci sono. Nei film sui gay e sui neri gli stereotipi si stanno pian piano dissipando (molto pian piano, precisamente con la velocità di un bradipo tramortito), ma in quelli sui disabili decisamente no.

I messaggi che emergono in quasi tutti i film con personaggi disabili sono solo una cosa: cazzate.

Il problema è che è in gran parte attraverso i media che si formano le nostre opinioni. Non ce la posso fare se penso che la gente quando mi vede può associarmi a “Io prima di te” o “Million Dollar Baby”, invece di instaurare una normale relazione priva di giudizi.

È partita una campagna contro “Io prima di te” (in inglese “Me Before You”), con l’hashtag #MeBeforeAbleism.

“Io prima di te” ha un finale abusato, stereotipato e pericoloso. Non può essere che per fare incassi al botteghino si giochi sulle vite delle persone.

La nostra ambizione non è morire, anche se i media cercano di far passare questo messaggio in tutte le salse. Per esempio, io per ora mi accontento di laurearmi. Accidenti, non è abbastanza drammatico per fare audience!

[Elena]

9 commenti

  1. Sinceramente, non capisco questo accanimento nei confronti di questo film. Ok, il protagonista muore, come muoiono tantissimi altri protagonisti nei film:donne, bambini, omosessuali, persone di diverse etnie. C'è un accanimento nei confronti delle trasposizioni artistiche, da parte di qualsiasi minoranza ormai. Sono convinta che essere disabili non sia una condanna a morte, ma io, persona non avente nessuna disabilità, nel caso di Will vorrei fare lo stesso. Ci sono persone e persone. Voi siete fantastiche per ciò che fate, l'impegno che mettete nel far comprendere che la disabilità può non essere un impedimento a una vita godibile.. Ma sinceramente, non si può pretendere che tutti la pensino così,soprattutto nel caso di incidenti. Ognuno deve essere libero di decidere come disporre della propria vita. Vivi e lascia vivere. Inoltre, è un libro santo cielo. Ormai non si può più scrivere, pensare, dipingere, disegnare vestiti!, niente,perché ci sarà sempre qualcuno che si offenderà.

  2. Appoggio in pieno quello che hai scritto.
    Essere disabile non autorizza chi ha scritto l'articolo ad essere una vecchia zitella acida che fa polemica di qualsiasi cosa dia fastidio al suo orgoglio di persona che ce l'ha con il mondo intero.
    Io ho visto il film e lo trovo stupendo.
    Cara Elena, tieniti pure i tuoi commenti del cavolo e prima di sparare sentenze dovresti "abbassarti" a fare quello che fanno tutti in queste occasioni: guardare il film senza pregiudizi.
    Sai una cosa? dovresti imparare a fare una cosa: vivere.
    Che è poi quello che fanno tutte le persone normali.
    Perché un disabile è prima di tutto e soprattutto una persona.

  3. Ciao Elena, sono d'accordo con quello che hai scritto, se ho capito il tuo punto di vista quello che ti dà fastidio in questo film non è tanto la scelta personale di utilizzare l'eutanasia, ma i vari stereotipi e soprattutto il messaggio subdolo che "è ovvio che i disabili vogliono suicidarsi, poverini, la loro vita deve essere fatta solo di dolore e frustrazione, quindi meglio la morte". Magari mi sbaglio, ma non riesco a crederci che sia così e penso che tale pensiero corrisponda alla tipica e goffa visione di chi non ha mai avuto a che fare con la disabilità; forse ciò fa parte di un problema più grande "di umiltà", quello che molti pensano di sapere come si sentono gli altri (o comunque di saperlo immaginare) e per questo sentono di poter esprimere giudizi al riguardo. On another note, preciso però che sono favorevole alla disponibilità dell'eutanasia (progressista e liberale come sono, rimango convinta che ognuno deve poter fare le proprie scelte – proprio come l'aborto, penso che l'eutanasia non vada incoraggiata ma debba essere disponibile).

  4. Sono una voce fuori dal coro: non penso assolutamente che questo film porti avanti stereotipi. Vero, il protagonista vuole morire e lo fa, ma sono dell'idea che l'intento del film fosse quello di far riflettere. Vero, la vita del protagonista era cambiata di punto in bianco e lo aveva lasciato in condizioni sicuramente dure da accettare, in più anche a livello personale aveva preso una grossa batosta (la ragazza che lo lascia per il migliore amico proprio quando succede l'incidente). La depressione è umana. Non significa che tutti i tetraplegici del mondo probabilmente si vogliono suicidare o che la loro vita non valga la pena, anzi man mano che il film va avanti si vede come Will piano piano ricominci a vivere una vita piena. E qui arriva il punto: è giusto permettergli di morire, quando probabilmente riuscirebbe a superare il trauma dell'incidente e ad essere di nuovo innamorato della vita? E sarebbe invece giusto impedirglielo, qualora lui non volesse o non riuscisse a continuare a vivere? Indipendentemente dal numero di arti che si possono muovere, molte persone scelgono di porre fine alla propria vita. Penso che il tema dell'eutanasia sia trattato molto bene, qui
    Mi dispiace leggere una recensione tanto cattiva solo sulla base del trailer: so che dal trailer può sembrare la solita cazzata melensa e strappalacrime, ma secondo me ci sta. Will è tutto meno che un personaggio "immobile" (perdonami il gioco di parole) dedito solo all'autocommiserazione ed il film è meno banale di quanto sembra. Che poi ci siano poche rappresentazioni cinematografiche di persone disabili con una vita di cui sono mediamente felici, come tutti del resto, e che stiano lì in quanto personaggi aventi una funzione nella trama diversa da "il disabile", è verissimo e ti do ragione

  5. Forse è un po' tardi per scrivere un commento su questo film, ma vi voglio far notare che PRIMA DEL FILM È STATO SCRITTO IL LIBRO, quindi se nel libro Will muore, anche nel film deve morire. Di conseguenza, chi ha fatto il film non ha colpe, al massimo le ha Jojo Moues, autrice del libro.

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