fontana a forma di putto che fa la pipì

Il diritto di fare pipì

Ah, quella sensazione gloriosa e quasi mistica di quando sbottoni i pantaloni, ti cali le mutande e finalmente svuoti la vescica dopo averla trattenuta per un po’…

Le persone disabili non hanno il diritto di fare pipì. Sì, avete letto bene. Non c’è la garanzia di poter smaltire i liquidi di una serata alcolica (in ogni caso meglio ripiegare sugli shottini, c’è meno liquido), o anche in una semplice giornata fuori casa.

Non c’è il diritto di fare pipì quando a scuola non ti garantiscono le ore di assistenza personale, e tu sai che potrai usare il bagno solo in certe fasce orarie. 

Alle elementari, nelle ore in cui non avevo l’assistente, una bidella la sostituiva egregiamente, ma si sentono spesso storie di bidelli che si rifiutano di accompagnare in bagno gli studenti disabili. Io, oltre a trovare una bidella simpatica e gentile, ho avuto la doppia fortuna di avere una maestra che, quando non c’era quella particolare bidella, si offriva di sospendere la lezione e accompagnarmi lei in bagno. 

Ma quando dipendi dalla gentilezza delle persone perché non ti danno abbastanza ore di assistenza, non hai il diritto di fare pipì.

Quando non ci sono i bagni accessibili, non hai il diritto di fare pipì. Quando devi girare mezza città per trovare un bar in cui puoi entrare, perché quasi tutti i bar hanno le scale. Quando un bar è accessibile ma il bagno no.

Quando all’università devi calcolare altro che il quarto d’ora accademico perché ci sono solo due bagni accessibili in tutto il campus e per andarci devi farti tre piani prendendo due ascensori che sono sempre occupati e passare per la mensa. Oppure devi pianificare come uno stratega militare per sfruttare al meglio il tempo e fare pipì quando passi nel piano col bagno accessibile tra una lezione e l’altra.

Quando in aereo te la devi tenere per tutto il volo mentre preghi tutti i santi che non ti abbiano danneggiato la carrozzina nel caricarla in stiva, e il cappuccino non lo bevi tanto faceva schifo.

Quando nelle ore precedenti ad uscire di casa smetti di introdurre liquidi per non dover andare in bagno quando sei in giro. Quando al bar non finisci tutto il tè perché poi sarebbe troppo e il bagno non c’è. Quando ti scappa e te la tieni. 

Quando sei a una conferenza in cui dovresti concentrarti sulla conferenza, ma ti scappa, ti concentri e te la tieni perché non c’è un dannato cesso accessibile.

Quando la gente vede che quello per disabili è un bagno meno frequentato e pensa bene di usarlo per ca**rci dentro.

Quando la gente occupa il bagno per disabili e si giustifica – su Facebook, perché di persona non oserebbe – dicendo che il bagno è “riservato ai disabili ma non esclusivo” e che “due minuti il disabile li può aspettare”, non rendendosi conto che c’è un enorme problema strutturale di mancanza di accesso e pari opportunità di cui ignorano beatamente l’esistenza.

Per fortuna ti ricordi che la maestra era sempre pronta a sospendere la lezione per accompagnarti in bagno. Hai avuto modo di imparare da piccola che il tuo diritto di fare pipì è, effettivamente, un diritto, anche se il modo in cui sono fatti la società e gli spazi pubblici tendono a farti pensare che sia, invece, un privilegio.

[Elena]

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