foto in bianco e nero di Elena in canottiera, seria, che tira fuori la lingua. Una scritta gialla subito sotto dice "La mia faccia dopo aver visto il film Tutti in piedi"

“Tutti in piedi” è uno dei film più abilisti che ho visto

Ci sono ricaduta e ho visto un altro film con un personaggio disabile: “Tutti in piedi”. Raramente ho visto una storia d’amore rappresentata così male.

Trama spoilerosa:
Per un malinteso, un tizio fa finta di essere disabile e usare una carrozzina di fronte a una su cui vuole fare colpo. In seguito però si innamora della sorella in carrozzina di questa tipa, e si trova a dover mantenere la parte.

Il film è problematico per tantissimi motivi, ma in particolare mi preme parlare della dinamica tra Florence, la donna disabile, e Jocelyn, il protagonista non disabile.

“Non posso innamorarmi, è in carrozzina, merda, in cosa mi sto cacciando? Perché lo sto facendo?”, dice Jocelyn al suo amico. È sorpreso dal fatto che gli piace Florence ed è palesemente – senza vergogna – a disagio. Ha un’idea della disabilità come inferiorità, idea che viene portata fortemente avanti anche dall’intera struttura del film.

Per Florence però ‘sto tizio stronzo e abilista è un buon partner, un’occasione da non perdere. Cito:
“Con lui mi sento intera. Mi vede come donna, è una bella sensazione, mi fa ricordare cose che avevo dimenticato.
Voglio la mia occasione di essere felice. È bello sentirsi amate, è bello crederci. Le cose buone bisogna saperle cogliere.”

Se adesso avete sentito un rumore erano le mie ovaie che si sfracellavano.

Cioè, mi spiegate perché i non disabili sono ossessionati dalle persone disabili che dicono che “non si sentono intere” e che cercano una validazione per sentirsi tali? Perché è proposto come accettabile e desiderabile mettersi con uno che è così evidentemente a disagio per il fatto che (oddio!) gli piaci e sei disabile? Mi spiegate perché quando si tratta di disabilità è una continua normalizzazione di dinamiche tossiche?

Ho imparato abbastanza presto che questo non è ciò che mi dovrei aspettare da qualcuno che mi ama, e sono grata di averlo imparato PRIMA di vedere film del genere.
Ho imparato che potevo aspirare a qualcosa di più. A persone normali, decenti e civili che casomai si alleano con te e non che sono parte del problema. Che sono naturalmente a disagio con l’abilismo anche quando non sanno che ha questo nome. Che attraverso la loro prospettiva ti aiutano a capire che certe cose no, non sono normali, e che ti meriti di meglio. Con cui incroci lo sguardo e ridi insieme delle cose paternalistiche che ti vengono buttate addosso, e improvvisamente non sono più così pesanti.
Non posso immaginare quale sentimento di inadeguatezza possa suscitare questo film in unə tredicenne disabile che si immagina nei panni di Florence. Quale normalizzazione di uno standard basso.
È un film che promuove un’idea di tolleranza, non di amore, da parte di lui; e un’idea pervasiva di indesiderabilità per la quale tutto ciò cui le persone disabili dovrebbero aspirare è accontentarsi di essere tollerate.

Non vi tedio con la recensione di tutto il film, che verrebbe lunghissima e piena di parolacce. Però se vi interessa e leggete il francese lascio nei commenti un’analisi del film che ho trovato eccezionale (… e che mi ha ricordato tempi lieti in cui sapevo addirittura i tempi verbali francesi).
Cito soltanto alcune altre magagne del film, cioè che l’ho trovato essenzialmente un film squallido, con scelte narrative prevedibili, dal messaggio confuso e palesemente rivolto a un pubblico non disabile. Che basa tutta la sua comicità sul fatto che è difficile fingersi disabili, con espedienti ridicoli.
Che il novanta per cento delle cose che escono dalla bocca di Florence sono “battute” sulla sua disabilità, o accenni a quanto faccia schifo essere disabile.
E poi il sesso. Che siccome il regista non sapeva come fare a livello logistico, si inventa un patio dove mangiano che si abbassa e diventa una piscina (!) e tutti e due si ritrovano in acqua SBADABAM cambio scena inquadratura dall’alto direttamente avvolti negli asciugamani con le carrozzine rovesciate lontane (livello di simbolismo “carrozzine uguale cose schifose” altissimo).

[Elena]

Recensione (in francese) di Elena Chamorro

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