Elena ha i capelli castani raccolti, indossa una maglia blu e gli auricolari. Lo sfondo è bianco.

Breve guida al fare advocacy per i propri diritti


(o Di come diventare macchine da guerra senza neanche accorgersene)

Capita spesso, se sei disabile, di andare a sbattere contro muri di inaccessibilità e di sano vecchio abilismo. Che sia l’accesso a un evento, un’università che non prevede accomodamenti per gli studenti disabili o una trafila burocratica obbligatoria per chi è disabile ma inimmaginabile da imporre a chi non lo è, purtroppo è necessario sbattersi per ottenere le stesse opportunità degli altri e non essere discriminato.
Capita tanto spesso che sono stata costretta a diventare cinica, buttare la mia ingenuità alle ortiche e sviluppare una vera e propria tecnica. La lista che segue comprende quello che funziona più spesso per me.

1) Mantieni la comunicazione in forma scritta, che siano email o messaggi su Facebook/Whatsapp.
O meglio, scegli il tuo mezzo di comunicazione preferito. Tieni a mente però che a voce farti gaslighting è più facile. Lo scritto rimane ed è più controllabile.
Infatti, se si parte per iscritto, infallibilmente ci sarà un momento in cui ti chiederanno il numero di telefono per chiamarti e “spiegare”: puoi tranquillamente rifiutare e dire che preferisci la comunicazione scritta.

2) Sii Elsa la Regina dei ghiacci.
La tentazione può essere quella di riversare le tue emozioni nella speranza di far capire l’impatto negativo del comportamento di chi ti ha discriminato o ti sta per discriminare.
Ma in questo caso è inutile descrivere il tuo dolore a chi te l’ha provocato, tanto non gliene frega un cazzo.
Cerca di rimanere distaccato: so che è difficile, ma descrivere il tuo dolore può renderti vulnerabile e far sì che te ne causino pure di più. Tieni a mente l’obiettivo e attieniti ai fatti. Vuoi che l’evento venga spostato in un luogo accessibile? Focalizzati su quello.

3) Il tono che usi è importante.
Meglio rimanere cortese e neutro, al massimo leggermente sarcastico. Esprimi stupore per il fatto che non c’è il determinato servizio o la determinata accessibilità. Fai emergere che è la loro inaccessibilità il problema, non tu.

4) Sii assertivo.
Prima di scrivere un’email di questo tipo recito la formula magica “Cishet cishet bibidi bobidi bu” e in un attimo mi trasformo in un tizio cis etero bianco abile coi baffoni che non è stato socializzato a chiedere “per favore” per i propri diritti.

5) L’email dev’essere corta.
Innanzitutto per non perdere tempo e energie. Poi perché così ricavano meno info possibili su di te e non possono attaccarsi a niente. Poi perché ti fa risultare assertivo.

6) Sparala grossa.
Cioè chiedi quella che è la tua soluzione ideale, e niente di meno. Se poi le cose vanno davvero storte, a contrattare si fa sempre in tempo dopo, casomai.
Non iniziare già con una soluzione che ti va solo “benino”.

7) Capisci il target a cui ti stai rivolgendo.
Se ad esempio è una serie di eventi sui diritti è piuttosto semplice perché “che evento sui diritti è se il locale non è accessibile?”. Insomma, capisci se nella mission degli organizzatori c’è qualcosa da portare come prova della loro ipocrisia. Se è un corso di ceramica niente, vabbè, segui gli altri punti.

8) L’unione fa la forza.
Se si tratta di un evento inaccessibile, chiedi a altre persone disabili se vogliono essere incluse nella email. Se è un’università e parli con un ufficio specifico, metti in copia gli insegnanti e il rettore.
Coinvolgi più persone possibile: farà loro tenere a mente che il loro comportamento è sotto gli occhi di più persone, e ci penseranno due volte prima di discriminarti ancora. È una cosa che fa decisamente la differenza.

9) Se sono molto stronzi e rimangono arroccati sulla loro posizione, dì che esporrai la situazione ai media o al tuo avvocato. Ponila come una cosa che non vorresti proprio fare, ma che sei costretto a fare, a meno che non decidano di comportarsi diversamente.
Con la “minaccia” dei media, in particolare, l’effetto è un improvviso servilismo che fa vomitare. Insomma, funziona.

10) Non fermarti alla prima soluzione di serie B che ti propongono. Insisti. Scrivi ancora. Loro lo sanno di essere in torto, stanno solo cercando di zittirti o imbonirti.

11) Però considera se la cosa ti sta stressando troppo, e se è il caso fermati. Ma di solito seguendo queste indicazioni io riesco a continuare fino alla fine e sfondare, tipo ariete.

12) Sii mentalmente preparato alle altre cose abiliste che ti potranno dire, a essere definito insistente, irragionevole o peggio, e se possibile assicurati di avere una persona che ti supporta (ciao Chiara).

13) Usa la parola “discriminazione” ma sii preparato a che ti venga detto che è fuori luogo. Se ti dicono che è fuori luogo, scatena l’inferno.

[Elena]

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