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“Quelli che si approfittano della 104”

In questi giorni ho letto la notizia di un uomo di Viareggio di quarantaquattro anni che durante i congedi dal lavoro per assistere il coniuge disabile lavorava in nero come verniciatore in un’altra azienda, denunciato per truffa aggravata. E, insieme ai commenti che ne sono scaturiti sui social, mi ha riportato alla mente le notizie e i commenti sempre simili che regolarmente compaiono sui social riguardo a quel buco nero che è l’argomento delle truffe legate alla disabilità.

Su questo tema leggo improperi, e leggo che è per colpa di truffe come questa che non ci sono adeguate risorse per le pensioni e l’assistenza, che servono controlli rigidi e pene severe.

E certo, chi si sbatte per rimanere nell’onestà è comprensibilmente affranto e risentito quando vede che qualcun altro fa l’opposto. Però mi viene davvero tristezza a leggere questo atteggiamento poliziesco e di caccia alle streghe, diffuso anche nelle realtà legate ai diritti. È scoraggiante che passi il messaggio che sia davvero per colpa di “chi si approfitta della 104” che ci siano poche risorse per tutti, e non di una volontà (o non volontà) politica ben precisa.

Se si guarda alla realtà italiana risulta dolorosamente ovvio che la disabilità è un fattore di impoverimento, a causa di un welfare scarso.

Per chi non lo sapesse: i permessi dal lavoro per assistere le persone disabili non sono minimamente sufficienti per supportare chi ha bisogno di aiuto continuo. Un sacco di persone disabili fanno salti mortali per avere una vita decente, e con loro i loro familiari. I contributi per assumere assistenti sono scarsi; moltissimi non li hanno neanche mai visti.

Anche uno, due o tre stipendi medio-buoni messi insieme non bastano per tutte le spese extra che ha una persona con una disabilità significativa. Le auto accessibili costano di più, gran parte del trasporto pubblico è inaccessibile quindi è necessaria l’auto, servono vari aggiustamenti in casa e se si ha bisogno di carrozzine particolari o di fare viaggi per visite mediche si deve pagare quasi tutto di tasca propria. Le spese per assumere gli assistenti personali, anche al netto di eventuali contributi che si ricevono, sono comunque insostenibili per qualunque famiglia non navighi nell’oro.

È un problema enorme di violazione dei diritti umani, che va tenuto conto quando si vanno a additare i più oppressi che ommioddio, fanno i verniciatori in nero!! Come se poi il problema italiano in generale del lavoro in nero non derivasse in massima parte da uno squilibrio di potere che vede come sempre vittime le persone più oppresse.

Non percepisco la stessa intensità di rabbia nei confronti di famiglie impoverite che si arrabattano per vivere in modo decente quando il costo della vita è moltiplicato a causa della disabilità.

Non sento parlare del problema che assumere assistenti, specialmente per la notte, costa un casino. In cinque anni di blog ho avuto tanti contatti, ma non ho conosciuto una singola persona non autosufficiente italiana che riceva dalle istituzioni abbastanza assistenza personale. Viviamo tutti arrangiandoci come possiamo e invidiando paesi come la Slovenia, la Svezia e il Regno Unito.

Per questa situazione, molte persone non autosufficienti e i familiari che le assistono sono spesso segregati in casa (se non si passa direttamente alla struttura), fanno fatica a lavorare, sono in modalità “sopravvivenza”, dormono poco di notte.

Non possiamo ignorare che per restare a galla alcune categorie di persone sono spinte a fare cose che in certi contesti è ipocrita condannare.

L’alternativa per alcuni è fare a meno di libertà basilari, e fare una vita di m*rda. Questa è l’Italia di cui siamo parlando.

Scagliarsi contro queste truffe con toni rabbiosi alimenta la retorica secondo cui le persone disabili o i loro familiari se la spassano con la pensione e con i permessi (e mettiamoci pure i parcheggi riservati, va’), usano le risorse pubbliche in modo parassitario e come se non gli servissero davvero. Fa continuare a credere che viviamo in un paese dove le persone con disabilità significative hanno i bisogni di base soddisfatti e non sono segregate.

Se ci si accanisce contro truffe di questo tipo non si può pensare di essere dalla parte degli oppressi.

Davvero l’atteggiamento poliziesco dell’INPS non è invece tra le prime cose che ci interessa denunciare? Ad esempio le persone disabili italiane al momento non possono lavorare, studiare, fare viaggi lunghi (anche di salute) all’estero senza perdere dei supporti economici vitali, e anzi se non lo sanno poi devono anche restituire tutto.

Sempre le persone disabili italiane per vedersi riconosciuta l’invalidità devono seguire procedimenti difficili e disumanizzanti.

I lavoratori disabili o i loro familiari che usano la 104 vivono un sacco di stigma. Sono spesso mobbizzati sui luoghi di lavoro perché prendono la 104. Spesso gli si fa pagare caro ogni singolo beneficio ricevuto, che poi beneficio non è ma un supporto basilare.

Ci battiamo per una generica legalità (non etica e non contestualizzata) o per una giustizia? Perché non si possono fare entrambe le cose.

[Maria Chiara]

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