foto di M. Chiara inquadrata dal basso; è seduta su una carrozzina nera, indossa jeans blu e una giacca nera di pelle, ha i capelli neri. Sullo sfondo, un murale con un pappagallo

Le persone non autosufficienti nella pandemia

Le persone non autosufficienti stanno pagando un prezzo altissimo per la pandemia.
Chi non è autosufficiente non si può isolare totalmente, perché ha bisogno di supporto quotidiano che richiede contatto fisico per lavarsi, vestirsi, andare in bagno.
Tante persone stanno vivendo questo periodo con la paura di un contagio tramite i loro assistenti. Ci sono le mascherine, certo, ma si passa comunque tanto tempo insieme a persone che hanno una loro “bolla” sociale diversa dalla tua. In queste circostanze, il peso psicologico si fa sentire. Tanti hanno scelto di ridurre il numero di persone che li assistono o di farsi aiutare solo dai conviventi. Alcuni si stanno addirittura facendo assistere dal proprio assistente positivo a questa maledetta infezione, anche se con ogni precauzione possibile tipo le mascherine più protettive, perché non ci sono alternative. Non è facile trovare sostituti, perché la scarsità di assistenza è un problema reale, dovuta al fatto che dobbiamo pagarla con fondi risicati. Ci sono un sacco di situazioni di questo tipo, eppure non è previsto nessun aiuto per le emergenze da parte di operatori esterni. Se non sei autosufficiente sei lasciato ad arrangiarti, semplicemente non sei previsto. Del resto non eravamo previsti neanche prima della pandemia, perché i fondi specifici per permetterci di non essere segregati in una struttura sono scarsi.
Basti pensare alle numerose persone disabili non autosufficienti che in ospedale vengono lasciate senza il proprio caregiver, che sa esattamente come supportarle nelle necessità di base o come aiutarle nella comunicazione. In questo periodo, per i regolamenti anti-contagio, molti ospedali non accettano accompagnatori, anche se sono quelli che sanno esattamente cosa ti serve per mangiare, andare in bagno e lavarti. Per chi non è autosufficiente è terrificante pensare di dipendere da personale che sa come aiutarti a guarire ma non conosce il modo giusto per muoverti o comunicare con te.
I politici di tanti paesi hanno spesso parlato di “isolare solo le persone a rischio”. Il problema, che sembra essere un grande rimosso collettivo, è che molte di quelle persone “a rischio” sono anche quelle che hanno bisogno di assistenza da parte di altri, e non possono fisicamente isolarsi davvero.
Tantissime persone non autosufficienti in questo periodo stanno facendo delle rinunce pesanti, limitando i propri bisogni, facendo le cose con meno supporto, e questo ovviamente si aggiunge a tutti gli altri problemi psicologici e economici causati dalla pandemia.
È fondamentale che il piano di vaccinazioni consideri tra le priorità anche chi dipende fisicamente da altre persone, e le persone che li assistono.
Siamo già a fine gennaio, un sacco di persone vivono alla giornata e ancora non ci sono direttive precise.

[M. Chiara]

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