È frequente che le persone disabili cerchino di associarsi il più possibile all’idea di “abilità”, in un tentativo di proteggersi dall’abilismo. È comprensibile, perché siamo bombardati dal messaggio che “abilità” uguale valore e considerazione.
Però qui entra in gioco l’abilismo verso altre persone percepite come “più” disabili.
L’idea che sì, hai una disabilità, ma almeno tu hai più abilità standard rispetto ad altri, che è meglio che essere “molto” disabile. Quindi ogni volta che si può sottolinei che sei disabile, sì, però cammini e non hai bisogno di nessun ausilio; oppure sei disabile ma sei autonomo e non hai bisogno di assistenza; sei disabile ma parli verbalmente; hai una funzionalità cognitiva standard; hai un funzionamento neurotipico…
Queste sono tutte caratteristiche che dovrebbero essere neutre, parte della diversità umana, ma nel nostro mondo abilista e efficientista acquistano valore. Anche tra le persone disabili è diffusa una percezione distorta, l’idea che essere più vicini a un’abilità “standard” sia intrinsecamente meglio.
Ma è un’illusione: se cerchiamo di distanziarci da chi è “più disabile”, l'”abilità” standard non ci accoglierà dentro il suo privilegio. Al limite ci userà per mantenere e rafforzare l’abilismo.
[M. Chiara]