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Ancora sull’ABA

Tutte le volte che parliamo di ABA, c’è sempre qualche commento che dice: Eh, ma sarà vero? Eh ma oggi è diversa. Eh ma io ho visto buoni risultati.

Eh ma io ho letto sulle riviste scientifiche che ha buoni risultati. Tutte le volte mettiamo le risorse sotto il post: non sono lì per bellezza, sono lì per essere lette. È chiaro che un solo nostro post (quest’anno di quattro righe) non possa essere esaustivo.

Molte delle risorse sono esperienze concrete di persone che sono state etichettate come “a basso funzionamento”.

Però ovvio, non possono esistere, giusto? Non possono esistere persone “così disabili” che abbiano scritto di quello che hanno passato. Insomma, si avalla una dinamica abilista che proprio non considera la possibilità che persone così disabili abbiano una posizione, una voce, e possano scriverne. Scriverne parecchio. E accidenti quanto gli sono grata, perché è dalle persone più marginalizzate che ho imparato la maggior parte delle cose sulle dinamiche di potere dell’abilismo.

No invece, forziamo questo pseudo trattamento su una categoria che, quando riesce ad avere gli strumenti per esprimersi, sta urlando a pieni polmoni che l’ABA è un abuso, una violenza.

Stavolta non vale Yo sí te creo? Non valgono più le regole della giustizia sociale, credi alle vittime, rispetta chi parla del proprio trauma? A quanto pare vale solo per alcune persone e non altre.

[Elena]

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