Scena dal film "Il diavolo veste Prada" con Miranda Priestly e una sua impiegata che tiene in mano due cinture azzurre. La faccia di Chiara è stata photoshoppata al posto di quella di Miranda

Ci trasformiamo in Miranda Priestly de “Il diavolo veste Prada”

– Oh, ma certo, ho capito: tu pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te. Tu apri i tuoi social e condividi, non lo so, il video di quella ragazza in carrozzina che si è laureata “nonostante la sua disabilità”, per esempio, perché vuoi gridare al mondo che sei troppo una brava persona per discriminare e ignorare le persone disabili, ma quello che non sai è che quella ragazza non si è laureata “nonostante” la sua disabilità, “nonostante” la sua carrozzina, ma si è effettivamente laureata nonostante gli ostacoli posti dalla società, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che è dagli anni ’60 del secolo scorso che c’è un movimento che si batte a livello internazionale per il contrasto all’abilismo, e poi è stata Stella Young, se non sbaglio, a coniare il termine “Inspiration porn”. Eppure le storie strappalacrime sulla disabilità si sono rapidamente diffuse nei film di tanti diversi registi. Dopodiché sono arrivate a poco a poco nei servizi televisivi e alla fine si sono infiltrate in qualche tragico angolo social, dove tu evidentemente l’hai pescata nel cesto delle occasioni. Tuttavia il ragionamento “se ce l’ha fatta lei che è su una carrozzina, allora non ho scuse per non farcela io, che sono fortunato e normale” rappresenta una delle innumerevoli svalutazioni delle persone disabili, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinto di aver fatto una scelta fuori delle proposte delle narrazioni mainstream, quando, in effetti, hai condiviso un video che è stato selezionato per te dall’algoritmo di Facebook per fornirti un “esempio di vita”… in mezzo a una pila di video.

[Maria Chiara]

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