Chiara e Elena sulle loro carrozzine elettriche sotto i portici nel centro storico. Chiara indossa una maglietta fucsia e degli shorts bianchi, Elena un top nero col pizzo e degli shorts in finta pelle. Entrambe sorridono e Chiara tiene una mano sul braccio di Elena.

La questione assistenza personale è un’emergenza pubblica

Sapevate che se una persona domani diventa non autonoma (per incidente o malattia) e non è ricca/non è circondata da una rete di persone/non vuole dipendere da familiari o partner… il suo unico diritto garantito è vivere in un istituto?
In Italia nel 2021, eh, non nel 1931.

La situazione è questa:

Assistenza personale, cioè supporto nel proprio ambiente di vita: pochissimo finanziata. Si ricevono fondi per assumere persone solo per poche ore, per il resto dovresti pagare tu di tasca tua o dovrebbero aiutarti i tuoi cari

Assistenza negli istituti, cioè luoghi in cui la vita è scandita da regole altrui e dove gli abusi sono qualcosa di connaturato a causa degli squilibri di potere: finanziata; la maggior parte del fondo per la non autosufficienza va lì

Chi è disabile e non autosufficiente lo sa bene: nel nostro Paese non è garantito il diritto all’assistenza personale. Puoi vivere a casa tua senza limitazioni solo se hai un corpo/mente standard che ti permette di svolgere ogni azione in autonomia.

La maggior parte delle persone non autosufficienti fa sacrifici assurdi e rinunce e perde opportunità. Avete presente il concetto di “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf? Senza l’indipendenza economica e la libertà, una donna non può realizzarsi. Ecco, qui parliamo del gradino precedente: se non hai le libertà basilari di andare in bagno, lavarti o uscire quando vuoi, come puoi pensare di realizzarti? Parliamo della base della piramide dei bisogni.

Eppure esistono realtà diverse. Paesi in cui se non sei autosufficiente hai diritto ad assumere vari assistenti per tutto il tempo che ti serve.
In Italia i manicomi sono stati chiusi (più o meno) nel 1978. Dopo quarant’anni le persone non autosufficienti rimangono istituzionalizzate e segregate. Cosa è andato storto?
E perché tutto questo lo sanno in pochi?

Tra l’altro ci si convince che la questione riguardi solo le persone disabili, e si nasconde sotto il tappeto una cosa, la disabilità, che prima o poi fa parte dell’esperienza umana di tutti quanti. Ci si convince che non essere autosufficienti sia degradante, intrinsecamente negativo, il peggior mondo possibile, quindi tanto vale sperare che non capiti a noi e continuare a ignorare l’argomento.
Chissà cosa succederebbe se venisse ascoltato chi dice che con l’assistenza personale finanziata ha una buona vita.
Perché la questione non fa parte del discorso pubblico sui diritti? Come mai non è istanza politica forte di nessun partito?
Perché non è trattata come un’emergenza pubblica?
Noi siamo disponibili a parlarne. Abbiamo solo bisogno di ascolto.

[M. Chiara]

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