


Estranei che chiedono cose

A volte, in giro, la gente mi fissa o mi accarezza la testa (in epoca Covid non più) o fa commenti strani o mi fa domande strane.

Sentiamo dire spesso che le categorie oppresse devono educare gli altri. Dovremmo spiegare loro come viviamo, cosa facciamo e come siamo, così poi loro finalmente capiranno e ci riconosceranno come pari.

C’è una questione femminista che molto raramente viene affrontata dal femminismo. Qualcosa che riguarda il controllo sul proprio corpo, la libertà, gli squilibri di potere, la possibilità di esercitare scelte e le pari opportunità – tutti punti cardine del femminismo.

Quando studi diritti umani, si discute di argomenti contemporanei legati alle varie identità marginalizzate e ti si scatena il demone perché non viene quasi mai considerata la disabilità.

In questi giorni ho letto la notizia di un uomo di Viareggio di quarantaquattro anni che durante i congedi dal lavoro per assistere il coniuge disabile lavorava in nero come verniciatore in un’altra azienda, denunciato per truffa aggravata.

Capita spesso, se sei disabile, di andare a sbattere contro muri di inaccessibilità e di sano vecchio abilismo.

Scrivere questo post non è stato per niente semplice, ma a questo punto ci è sembrato indispensabile.