Un tipico taxi nero di Londra

Trasporto: cosa offre Londra alle persone disabili

Quando ho deciso di venire a Londra praticamente pensavo che avrei trovato il paese dei balocchi. Nella mia città, in Italia, il centro storico è disseminato di sanpietrini sconnessi, i marciapiedi sono stretti e i negozi hanno spesso gli scalini.

Pensavo che Londra, la capitale d’Europa, la città in cui è successo tutto, la metropoli che fonde antico e moderno, offrisse un sacco di opportunità ai disabili per gli spostamenti. Sbagliato.

Lasciatemi delineare le varie possibilità.

Il taxi

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Un Black Cab londinese
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Il suo interno: sedili posteriori con un ampio spazio davanti

Devo dire che i famosi Black Cabs accessibili esistono davvero. Insomma, non succede in tutte le città che tutti i taxi siano così larghi e con la pedana. E invece sembra che l’universal design qui abbia vinto. Grazie London, thumbs-up.

Ma ecco i problemi. Londra è congestionata dal traffico, quindi i tragitti sono lenti. Lentissimi. E intanto il tassametro procede imperterrito nella sua ascesa verso il salasso finale. Non solo: il tassista lo fa partire ancora prima che tu sia salito e tenderà a procrastinare il più possibile il momento di fermarlo.

In genere i passeggeri, una volta che il taxi si ferma, passano i soldi all’autista attraverso l’apposita finestrella – che separa i sedili anteriori da quelli posteriori – e poi scendono. Nel mio caso, invece, il tassista di solito pensa bene di aiutarmi a scendere e poi di farmi pagare. Sì, lo so che è assurdo fermarsi sul marciapiede a pagare quando è freddo e si poteva fare tutto benissimo dentro il taxi, ma in questo modo il tassista – se è abile e riesce a muoversi in modo particolarmente lento – riesce a spillarmi fino a due sterline in più. Volete mettere?

Io e la mia assistente ci proviamo a strillare: “Can we pay inside the taxi?!” appena quello ha frenato e già è quasi arrivato allo sportello, ma o ci ignora, o i nostri tipi di inglese sono incompatibili (i tassisti di Londra hanno spesso e volentieri un accento Cockney da fare invidia a Eliza Doolittle).

GIF di Eliza Doolittle di My fair lady che sorride

Bene, ultimamente siamo arrivate al punto che la mia assistente si precipita alla finestrella e sventola sotto il naso del tassista un paio di banconote fruscianti non appena si ferma. E raramente quello resiste: le arraffa ed è costretto a spegnere il tassametro. Però è capitato anche che il tassista prendesse i soldi e li appoggiasse sul cruscotto senza spegnere il contachilometri, scendesse, ci aiutasse a smontare, e solo dopo ci desse il resto e la ricevuta, naturalmente a prezzo maggiorato dal tempo che ci era voluto a scendere.

No, ma non sono tutti così, i tassisti. Diciamo un 95%. Di solito sono robusti, di mezza età, maschi: hanno più o meno tutti la stessa faccia. Il restante 5% è in media più giovane, comprende qualche rara tassista donna, ha il merito di accendere e di spegnere il tassametro quando è ora, e di aiutare davvero e non per finta.

Bene, questa era l’unica possibilità autentica di viaggiare per un disabile in carrozzina. Le altre sono piuttosto infattibili e/o limitanti. Però non è che si può dilapidare una fortuna in taxi.

L’autobus

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Un autobus rosso a due piani londinese

Quello rosso, a due piani. In pratica schiacci il bottoncino sulla portiera e l’autista ti sputa fuori la rampa. Pratico, se non fosse che:

  1. Se sei in carrozzina non sempre riesci a raggiungere tale portentoso bottoncino: dipende anche da come l’autobus parcheggia. Per fortuna ho l’assistente che lo pigia.
  2. Se l’autobus non è parcheggiato in un certo modo rispetto al marciapiede non si può far uscire la rampa e l’autista potrebbe scegliere di a) parcheggiare qualche metro più avanti o b) andarsene (sì, è successo).
  3. A volte lo spazio per le carrozzine è occupato dai passeggini o dalle valigie. Malgrado ci siano cartelli di questo tipo (vedi qua sotto), pochi li rispettano. Se il posto è occupato devi aspettare l’autobus successivo.
  4. Se come nel mio caso hai una carrozzina che potrebbe sembrare un passeggino l’autista potrebbe pensare che non ti meriti la rampa. In tal caso puoi tentare lo stesso la scalata confidando nell’aiuto degli altri viaggiatori o insistere con l’autista col pericolo che si scocci e riparta.
segno su un autobus che legge "please give up this space to a wheelchair user".
Cartello all’interno di un autobus: “Please give up this space to a wheelchair user”

E comunque, l’autobus è di una lentezza deleteria, non solo a causa del traffico, ma anche perché naturalmente le fermate sono frequenti. Spesso poi bisogna aspettarlo al freddo e al gelo e questo – almeno per me – è decisamente sconsigliabile. Per non parlare dell’escursione termica tra l’inverno londinese e l’autobus pieno di gente, una ricetta infallibile per prendersi un colpo. Insomma, l’autobus non si augura.

La metro

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La tube di Londra

La metro è stata la mia più grande delusione dopo che da piccola ho scoperto che le gelaterie non facevano più il gusto puffo. Ma facciamola breve, ché mi sta salendo la bile. Un sacco di fermate sono accessibili: solo quelle periferiche. In centro di accessibile c’è davvero poco. A voi la cartinaE così la metro, la famosa Tube, il vanto di Londra, il marchio picciato su tutti i souvenirs, è monca. Oltre al danno, la beffa: proprio sotto casa ho una fermata della metro. Non accessibile, ovvio.

E allora come fanno le persone disabili a spostarsi?

Lo devo ancora capire.

Il governo britannico mette a disposizione degli abitanti anziani e disabili – anche agli stranieri come me e mia sorella – una serie di servizi.

C’è la Taxicard, cioè 64 sterline pagate di taxi al mese – considerate che per andare in centro ne spendo in media 15, e abito a 3 miglia dal centro. C’è CapitalCall (ma solo in alcuni boroughs) che fornisce 250 sterline all’anno. Poi c’è Dial-a-Ride. È un servizio gratuito in cui:

  1. Di solito viaggi con altre persone che hanno destinazioni diverse dalla tua, quindi il viaggio può durare molto.
  2. Devi prenotare il giorno precedente, oppure due o più giorni prima se vuoi viaggiare in un giorno festivo.
  3. Puoi fare solo due prenotazioni alla volta.
  4. Non puoi fare un tragitto che superi le 5 miglia.
  5. Durante la prenotazione è meglio dire “di mattina” piuttosto che “alle 10” perché la tua richiesta venga accolta. In pratica l’orario lo decidono loro e poi te lo fanno sapere. Tanto il disabile non ha fretta.
  6. Non è detto che abbiano disponibilità. In media un utente di Dial-a-Ride fa un viaggio andata e ritorno alla settimana.
  7. Il mezzo di trasporto può arrivare fino a quindici minuti prima e dopo l’orario stabilito.
  8. Il servizio è attivo dalle 6 di mattina alle 2 del pomeriggio. Ah, già, i disabili e gli anziani dopo pranzo fanno il sonnellino e poi non escono più. E dopo 8 punti capisci perché è gratuito.

Ovviamente per ottenere Dial-a-Ride, Capital Call e la Taxicard bisogna fare una trafila burocratica infinita.

Ecco, questo è quello che Londra offre. La cosa positiva è che stanno rendendo accessibili le fermate della metro. Tipo una all’anno.

[Elena]

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