primo piano di Elena che guarda l'obiettivo e sorride. Indossa una blusa color pesca ha i capelli lunghi castani e porta gli occhiali.

Media e relazioni romantiche assenti

Quando ero piccola, erano pochissime le storie che raccontassero di relazioni romantiche in cui era coinvolta una persona disabile. E si trattava sempre di vicende marginali, scarne e rappresentate in modo irrealistico. Ad oggi la situazione di fatto è molto simile, le storie d’amore finiscono con la persona disabile che alla fine schiatta, oppure sono infarcite di altre schifezze abiliste.

La mancanza di rappresentazione è un problema. E non solo per le persone disabili.
È un problema pure per quelle persone a cui piace qualcuno che è disabile, ma sono talmente influenzate dallo stigma sulla disabilità che non fanno le scelte che vorrebbero e si tirano indietro.

Nei discorsi tra persone disabili, nello scambio di esperienze, emerge questo tema ricorrente ed inquietante che comprende cose tipo:

“La nostra relazione non era alla luce del sole perché l*i temeva il giudizio altrui. Ci vedevamo solo a casa mia”

“Stavamo insieme, ma i suoi genitori ci hanno fatto lasciare perché sono disabile”

“Ha ammesso che aveva paura di una relazione per via della mia disabilità. Gli amici del suo gruppo gli hanno sconsigliato di stare con me”

È un bel casino, innanzitutto per le persone disabili coinvolte.

Però stavo pensando che è un bel casino pure per chi non riesce a liberarsi dallo stigma, e si preclude qualcosa di bello. Non dev’essere bello sapere che hai mandato tutto all’aria per evitare i giudizi esterni. Per rimanere dentro le maglie strette di cosa si può fare e cosa non si può fare.

Per dirla con eleganza: la vita è corta, amate chi c***o vi pare

[Elena]

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