mezzo busto di M. Chiara con i capelli neri sciolti e un maglione bianco. Appoggia la fronte su una mano e guarda di lato seria

La situazione Russia-Ucraina e la retorica del sacrificio

Il prezzo del gasolio è salito, anche a causa della guerra Russia-Ucraina. Aumenterà il costo dei trasporti di alcuni prodotti, e il prezzo di quei prodotti salirà, a cascata. Salirà il prezzo del gas. Dobbiamo stringere i denti, dicono molti politici: qualche rinuncia val bene la difesa dei “nostri valori democratici”. Siamo immersi nella retorica del sacrificio, una vera e propria retorica di guerra.

Come persona disabile italiana, che vive in uno Stato che segrega chi non è autosufficiente, questa retorica mi suona se possibile ancora più offensiva. C’è poco da girarci intorno: in un paese che ha già gravi mancanze a livello di diritti sociali e civili, per le persone con disabilità significative meno potere d’acquisto vorrà dire meno autonomia, meno libertà fondamentali.
Io devo usare l’auto per spostarmi, sui mezzi pubblici non posso contarci perché molti non sono pensati per le persone in carrozzina. I fondi che ricevo dallo Stato per assumere le mie assistenti personali sono troppo pochi, e sono costretta a usare risorse mie. L’Italia non mi dà un’altra scelta al di fuori della struttura residenziale, perché la legge 180 ha riguardato solo gli istituti psichiatrici, e non quelli per chi non è autosufficiente.
La categoria delle persone non autosufficienti è tra quelle che vengono colpite più duramente da questo tipo di “rinunce”.

Una ricaduta delle sanzioni alla Russia sarà che un sacco di persone faranno ancora più fatica a portare il cibo in tavola. Sacrifici e privazioni raccontati con retorica patriottica da persone che probabilmente queste privazioni non le conosceranno mai.
Intanto però il parlamento ha approvato l’aumento di 13 miliardi per le spese militari.

A sentire i media, sembrerebbe che non ci sia alternativa alla guerra, e che le trattative siano inutili, e quindi via di esercitazioni militari e corsa al riarmo. Come se la diplomazia fosse un divertissement, un intrattenimento, qualcosa che sta lì per bellezza.

Chi non è d’accordo coi “sacrifici”, e chi non si schiera da nessun lato “ufficiale” di questa odiosa guerra di spartizione imperialista, viene additato come indifferente. Lo stesso termine “pacifista” sta assumendo connotati negativi. Nel discorso pubblico ormai appoggiare concetti come “pacifismo” e “disarmo” vorrebbe dire essere indifferenti, vorrebbe dire essere ingenui, fuori dalla realtà, e non prendere posizione.

Eppure a me sembra una posizione netta quella di chi si schiera solo con chi è sotto le bombe, solo con chi fa i sacrifici. Quella di chi si rifiuta di sacrificare vite umane per supportare l’industria delle armi e altri interessi di pochi. Perché le guerre sono fatte dai potenti per i potenti, anche se cercano di convincerci che le loro ragioni sono le nostre ragioni.

[M. Chiara]

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