una scena da “Un metro e venti” con Juana e un ragazzo abbracciati su un letto. Juana è una ragazza bianca, molto magra e minuta, con i capelli blu.

Sul film “Un metro e venti” (4 Feet High)

“Un metro e venti” (2020, titolo originale “4 Feet High”) è una serie argentina in sei episodi con protagonista Juana, una diciassettenne in carrozzina elettrica. Il contesto è quello delle lotte per il diritto all’educazione sessuale a scuola e per il diritto all’aborto (illegale in Argentina quando è stata fatta la serie).

Juana è disabile da sempre, usa una carrozzina elettrica E è una protagonista interessante. Cosa che succede raramente quando si tratta di personaggi “molto disabili”. Solitamente, ad esempio, la carrozzina manuale superleggera al cinema sembra essere l’unica associata a una vita e a una caratterizzazione decente.

Ci sono parecchie cose molto belle in questa serie.

  • Non è presente quello sguardo esterno che in altri film ti fa immediatamente percepire che l’obiettivo è studiare e mostrare i panda disabili. Qua c’è realismo nei dettagli e il racconto fatto bene di esperienze quotidiane delle persone disabili, senza darne spiegazioni a nessuno. Associati alla non autosufficienza non troviamo il senso di tragedia e tristezza, gli spunti comici o il voyeurismo a cui il cinema ci ha abituato. Il fatto che Juana spesso abbia bisogno di essere aiutata fisicamente è finalmente integrato con naturalezza tra le altre cose. Vediamo gli amici che la accompagnano in bagno e intanto parlano di assemblee studentesche, la sorella che la aiuta a tavola o a fare la doccia, i ragazzi che la spostano dalla carrozzina per fare sesso. Una bella novità, visto che di solito essere non autosufficienti è rappresentato come Roba Brutta: qua c’è la dipendenza fisica come esperienza umana legata alla connessione con gli altri, all’apertura, alla fiducia, alla capacità di scacciare le paranoie.
  • Le scene di sesso carine e realistiche: sullo schermo in scene del genere una persona “molto disabile” non si era praticamente mai vista, che è una cancellazione incredibile (e il fatto che in quel contesto lì cose come togliere la cinta e spostare sul letto funzionano praticamente come preliminari, e finalmente qualcuno che lo mostra!).
  • Alleluja, per una volta il personaggio disabile non ha a che fare con un conflitto riguardo alla sua disabilità, bensì col pregiudizio esterno. Per dirne una, troviamo l’immancabile estranea che a una festa dice a Juana “Sei un esempio!!”; a volte invece si tratta solo di Juana che ha paura dello stigma, anche se poi magari non si concretizza. Ma insomma, l’abilismo fa parte del suo quotidiano, ed è normale così se si vuole raccontare una storia realistica con un protagonista disabile ai giorni nostri.

Alcune cose che non mi sono piaciute:

  • L’amica conosciuta a scuola travalica dei confini e a un certo punto addirittura non prevede l’accessibilità a un evento e quindi Juana non può partecipare. Poi si redime, ma è un cambiamento un po’ brusco dopo dei comportamenti abbastanza gravi, quindi non del tutto convincente.
  • Il titolo non è un granché, è un po’ disumanizzante. Sarebbe strano intitolare “Il favoloso mondo di Amélie” “Un metro e sessanta” solo perché Amélie è alta un metro e sessanta, no?
  • Le sinossi della serie presenti in parecchi siti sono fuorvianti e basati su uno sguardo viziato dal pregiudizio. Ad esempio parlano di una “ragazza che si vergogna del suo corpo”, cosa che nella serie non è presente: sembra che chi le ha scritte non l’abbia vista, ma si riferisca piuttosto ad altre opere.

Potete andare a vedere il film gratis coi sottotitoli in italiano su Arte Tv.

[M. Chiara]

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