Quando invitano me e Chiara a parlare di abilismo in ambienti dove in teoria si dovrebbe avere una comprensione più a tutto tondo dell’oppressione (che è sempre simile a prescindere dal gruppo marginalizzato in questione, si tratta sempre di esercizio di potere!) e poi ci fanno solo certe domande, ci parte l’embolo.
Per fare un esempio, è come se il discorso sul sessismo si focalizzasse sul dibattito “avvocata o avvocatessa”? e finito lì. Ma il sessismo non si esaurisce lì, che dite?
L’abilismo, anche e specialmente in molti ambienti femministi, appare spesso come quella discriminazioncina che Ah, vero, c’hanno un po’ di problemini anche i disabili. Quali? Boh, forse che ci sono l’infantilizzazione e il pietismo.
Lo vogliamo fare uno sforzo in più?
Vi do dei suggerimenti:
- Le persone disabili non possono accedere agli spazi di vita tipo bar, ristoranti, uffici postali, scuole, quando ci sono barriere architettoniche, sensoriali e all’informazione
- Le persone disabili sono uno dei gruppi su cui è ancora frequente effettuare la sterilizzazione senza consenso
- Le persone disabili vengono segregate nelle strutture, unico diritto se hanno bisogno di assistenza, dove subiscono abusi a vita
- Le persone disabili non possono accedere a un cazzo di pap test se non c’è il sollevatore di cui hanno bisogno
- Il capitalismo fa sì che le persone disabili siano viste come assolutamente inutili e da buttare nella nostra società
La minimizzazione di un fenomeno di oppressione è essa stessa oppressione.
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Potrei andare avanti, ma vi propongo di continuare nei commenti scrivendo altre cose assurde che passano inosservate perché normalizzate ⏬
[Elena]
Descrizione video: Elena, vestita con una canottiera nera (con la scritta “Io:”), sorride entusiasta e gesticola, dicendo: “Allora, grazie per avermi invitato a parlare di abilismo, so che comunque non è un argomento molto affrontato negli ambienti femministi. Se volete posso parlarvi di eugenica e violenza verso le persone disabili, in particolare posso parlarvi di segregazione, quindi ad esempio della mancanza di assistenza personale oppure…”
Viene interrotta dall’interlocutrice (con la scritta “Femminista non disabile mediə” (interpretata sempre da Elena con una blusa color pesca), che dice calma e convinta: “Guarda, parlaci di linguaggio. Persone disabili, persone con disabilità, quale bisogna usare? Ci interessa molto”