In questo libro la disabilità è una tragedia ed allo stesso tempo trattata come “inspiration porn”. Non ci stupisce, visto che stiamo parlando di un romanzo del 1886 che si propone di istruire alla moralità e ai valori della patria e del vivere civile: “Cuore” di Edmondo de Amicis.
Qui i personaggi disabili sono funzionali alla crescita morale del protagonista Enrico e dei lettori, così come lo sono “i poveri”: in pratica, persone sfortunate da compatire e aiutare, seppur mantenendo una certa distanza.
E così troviamo Nelli, un “povero gobbino”, gracile e col viso smunto, e Crossi, fragile e debole, con un braccio paralizzato, che vive in una soffitta. Ma la visione della disabilità alla melassa e vista come “altro” si trova in particolare nella visita della madre di Enrico all’istituto dei ragazzi rachitici. Qui ci sono tanti elementi che mi disagiavano quando lo lessi a dieci anni: la madre che non lascia entrare Enrico nella scuola, “per non mettere davanti a quei disgraziati (…) quasi come in mostra, un ragazzo sano e robusto”… come se i bambini disabili avessero problemi di invidia a confrontarsi con i bambini non disabili! Il compatimento portato all’eccesso. La tipica riflessione su come le sfortune degli altri fanno ricordare la propria presunta fortuna. Inoltre questi bambini disabili istituzionalizzati vengono presentati come sempre grati e affettuosi, tristi ma sorridenti “per dissimulare l’affanno”, e non manca una santificazione della maestra che lavora con loro.
Da bambina il libro mi aveva affascinato, mi intratteneva per il linguaggio antico che per me era insolito e perché mi permetteva di immergermi nei costumi dell’epoca. Sicuramente però queste parti sulla disabilità erano disturbanti, le percepivo con distacco, mi estraniavo ma mi rimanevano molto impresse: c’era qualcosa che mi dava fastidio ma non sapevo elaborarlo. Non è un caso che una delle poche scene vivide che mi sono rimaste in mente è proprio quella dei ragazzi rachitici.
[Maria Chiara]
Descrizione immagine: il libro “Cuore” appoggiato sulla mensola di un caminetto, con a fianco una matita e una tazza