Elena e M. Chiara sorridono in uno sfondo buio e mostrano il dito medio. Sulla carrozzina di Elena sono appoggiati dei fogli in delle buste.

Al concerto di Mika – la discriminazione dei posti separati

Ieri sera, al concerto di Mika al PalaPrometeo di Ancona, ho toccato di nuovo la discriminazione: viscida, ripugnante e violenta come sempre.

Se sei disabile, ti impediranno fisicamente di andare nel parterre anche se hai i biglietti per il parterre, negandoti la chiave per l’ascensore. E invece tutte le persone che non hanno una disabilità visibile hanno libero accesso al parterre. E ti diranno che le singole norme degli enti privati valgono più di una legge dello Stato che grazie al cielo abbiamo: la legge contro la discriminazione verso le persone disabili (Per dire, lo stesso purtroppo non si può dire – per esempio – per le vittime di omofobia).

Se sei disabile, devi stare nelle linee di battaglia anche nella vita quotidiana. Devi nuotare in questo mare di merda che cercano di convincerti sia caviale, e quando tu gli fai notare che no, è proprio merda, si incacchiano. Comunque, in tutto questo gran mare di merda non potrei chiedere compagna migliore di questa ragazza qua a fianco a me.

E forse sto parlando così tanto di cacca perché voglio tornare a un linguaggio infantile: ieri mi hanno chiamato più e più volte “signora”. Non sono abituata, e va bene che domani compio ventiquattro anni, ma insomma, quando ti signorano è sempre un po’ un trauma.

Ma la verità è che in effetti “signora” mi si addice. Non sono una fanciulla spensierata che va a un concerto, sono una cazzo di martire che la sera del concerto sta a discutere due ore con staff e carabinieri per vedere rispettati i suoi diritti di stare nel posto scelto e pagato, in costante contatto telefonico con il suo avvocato e la legge sottobraccio, fuori al freddo, a tollerare (e cercare di arginare) gli abusi di potere. E ti dicono che la legge lì non conta, che sbagli tu a chiamare quello che sta succedendo discriminazione, perché tanto alle persone disabili puoi dire qualsiasi porcheria.

È comunque sempre interessante da un punto di vista antropologico vedere come l’abilismo si dispieghi mortifero dalle bocche di chi dovrebbe garantirti un servizio, un po’ meno divertente quando tutto quello che vuoi fare è vedere tranquillamente un concerto.

Mi avevano detto che Mika era alto, ma in realtà era piccolo così, come un francobollo. Tutte le persone visibilmente disabili non hanno avuto scelta sul posto in cui stare. Era o nei posti segregati con la gente davanti che copriva la visuale o niente concerto.

In generale, se sei disabile (o trans, o gay, o nero, ecc) la tua esistenza è Resistenza, non sei previsto e praticamente sei solo uno che nella vita dovrebbe tenere la testa schiacciata giù nella lecca (che in senigalliese sarebbe il fango), e non sia mai che alzi la testa. Alza la testa e sarai subito etichettato come rompicoglioni. Ma quello che sfugge è che queste categorie di persone storicamente oppresse stanno tutte alzando la testa, e tutte insieme sono una forza prorompente.

In foto, noi che facciamo un gesto di saluto verso il sistema tutto che considera accettabile che le persone disabili possano solo stare in posti segregati senza libertà di scelta.

[Elena]

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