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I bambini disabili e il consenso

Il rischio di subire abusi (fisici, psicologici, sessuali o di altro tipo) è almeno doppio per le persone disabili (di qualsiasi genere) rispetto alle persone non disabili.

Gli abusi sono sempre una questione di squilibrio di potere, e nel caso delle persone disabili questo squilibrio non è dovuto solo alla disabilità in sé che le può rendere più vulnerabili: un problema enorme alla base è che spesso chi è disabile viene incoraggiato a reprimere la propria capacità di essere assertivo.

Già ai bambini in generale spesso non vengono dati i giusti strumenti per sviluppare un senso di “autogoverno” sul proprio corpo (la cosiddetta “bodily autonomy”), capire dove sono i confini, capire il consenso, l’importanza delle proprie preferenze.

I bambini disabili poi (e anche gli adulti se è per questo) hanno in genere più occasioni di passare per le mani di vari specialisti e sono abituati a vedersi il proprio corpo valutato e scrutato.

A otto anni ero ad una visita a cui erano presenti tre o quattro medici. Ero seduta sul lettino in mutande e mi ricordo che ero stanca. A un certo punto un medico ha chiesto a mia madre se potevano farmi delle foto per delle pubblicazioni mediche, era una cosa di routine, chiaramente non sarebbe uscita dai circoli scientifici, serviva anche per degli studi. Mia madre ha detto di sì (spesso sono spinti ad essere compiacenti anche i genitori dei bambini disabili).

Io ero confusa, l’idea di fare una foto svestita sul lettino non mi piaceva per niente, figuriamoci l’idea di farla girare tra molte persone.

Prima che avessi il tempo di afferrare pienamente la richiesta, il medico, come per un ripensamento, mi ha chiesto, ero d’accordo di farla, vero? Era una foto normalissima, e facendola avrei aiutato tutti gli altri bambini che erano come me. Volevo dire di no, ma ho risposto subito di sì, perché come avrei potuto replicare a tutti i medici che mi guardavano, si aspettavano un sì e mi avrebbero chiesto il motivo del mio no?

Non la volevo fare, ma come avrei potuto giustificare un rifiuto? No, non voglio aiutare gli altri bambini perché…? …mi vergogno? Non era un motivo valido, non avrebbe funzionato.

Ho risposto sì perché non mi sembrava di poter rispondere no.

Avevo una sensazione soffocante a livello dello stomaco. Era successo tutto troppo velocemente, ma ormai era fatta, la mia foto sarebbe girata, tutti mi avrebbero vista in mutande sulle loro riviste. I medici hanno terminato la visita e poi hanno fatto una pausa per scrivere e parlare tra loro. Ho approfittato di quel momento per chiamare con urgenza mia madre e dirle sottovoce che non volevo fare la foto, e appena l’ho detto mi sono messa a piangere perché ero in tensione da parecchio tempo.

A quel punto si è risolto tutto quasi magicamente: mia madre si è stupita che non lo avessi detto prima, si è resa conto che nessuno mi aveva incoraggiato davvero ad esprimere il mio parere e ha subito riferito ai medici che avevo cambiato idea e non volevo più fare la foto.

Tempo un minuto e si è sciolto il magone che avevo sopportato per mezz’ora, e mi sono sentita svuotata e stupida da quanto era stato facile. Eppure avevo creduto di non avere possibilità di scelta.

I bambini disabili sono abituati ad adattarsi. Fare esperienza di visite e terapie in più rispetto a chi non è disabile allena ad essere bambini obbedienti, perché molti professionisti della sanità valutano poco il consenso delle persone disabili. Un bambino disabile spesso percepisce che è meglio se contribuisce a rendere le cose più facili per tutti.

Il rischio da non sottovalutare è che c’è un confine abbastanza labile tra il “bravo bambino” e il bambino troppo remissivo e arrendevole. Essere allenati a conformarsi può portare anche a non saper dire di no, e questo rende più vulnerabili e esposti agli abusi.

Personalmente sono stata fortunata e oltre a micro episodi che comunque lì per lì hanno avuto il loro peso non ho subìto nulla di davvero grave, ma so che per molte persone disabili non è così.

Cambiare tutto questo passa anche per una consapevolezza dei genitori e di chi lavora nell’educazione e nella sanità, oltre che chiaramente delle persone disabili.

È fondamentale far sentire ai bambini – di ogni età – che il loro consenso ha valore ed è richiesto.

[Maria Chiara]

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