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Pillole per attivisti disabili

Questa è una lista di proposte per migliorare l’attivismo per i diritti delle persone disabili, principalmente cose secondo me da evitare. Trovo siano comportamenti che rendono il nostro attivismo irrispettoso, oltre che inefficace. Specifico che alcuni degli errori elencati li ho fatti pure io.

1. Non pensare di non poter essere abilista.

Capita spesso nelle discussioni: “Eh no, non mi dire che sono abilista perché anche io sono disabile”. Ebbene, sperimentare l’abilismo sulla propria pelle potrà forse renderci più aperti, ma chiaramente non ci garantisce l’immunità dagli errori.

Se non siamo disposti a interrogarci continuamente su quanto siamo discriminatori e a quanti pregiudizi inconsci abbiamo, è ipocrita chiedere di farlo agli altri.

2. Non insistere sul fatto che le altre identità sociali marginalizzate se la passano meglio delle persone disabili.

Non è necessariamente vero. Certo, alcune discriminazioni sono più riconosciute rispetto ad altre, ma il modo in cui siamo trattati più o meno male a seconda di chi siamo dipende da tantissimi fattori che si intersecano tra loro. Fare le gare su chi è più oppresso porta solo a dividerci tra gruppi stigmatizzati.

3. Non metterti su un piedistallo dicendo “io non sono come gli altri disabili”.

Non fare separazioni tra tu che sei un attivista e altre persone disabili che secondo te non lottano a sufficienza.

Di solito riesce a fare attivismo chi ha un certo privilegio sociale (fatto di strumenti, conoscenze, una particolare condizione socio-economica). Se una persona disabile riesce ad indignarsi e a convertire questa indignazione in lotta o resistenza, è anche perché ha avuto a disposizione determinate risorse.

Non è tutta questione di forza di volontà, e non dobbiamo farci influenzare dalla retorica della “persona disabile che ce la fa”/”che si è fatto da solo”/”che deve lottare a tutti i costi”.

4. Non incolpare altre persone disabili che hanno ricevuto più fondi o servizi per il fatto che tu invece ne hai ricevuti pochi.

Non è proprio il caso di entrare in competizione tra disabilità: se non ci abituiamo a spalleggiarci a vicenda, non lo faranno neanche le istituzioni a cui chiediamo di farlo. Purtroppo il “divide et impera” funziona fin troppo bene e ci distrae da chi davvero prende le decisioni. Non è la coperta che è corta, è che non si vuole provvedere a fornire una coperta lunga.

5. Non fornire l’accessibilità solo per alcune disabilità.

I diversi bisogni delle persone per accedere ai tuoi contenuti o ai tuoi eventi hanno tutti la stessa priorità. Per fornire accessibilità, il primo passo è istruirsi e ascoltare i diretti interessati.

6. Non screditare le esperienze di discriminazione di qualcun altro.

Se una persona disabile dice di percepire qualcosa come abilista, non sminuire la sua affermazione solo perché tu pensi che non sia valida. Non puoi dire a un’altra persona “non puoi/non devi sentirti così”.

7. Evita di dire che avere altri tipi di disabilità rispetto alla tua “è peggio” con lo scopo di essere valutato in modo più positivo da chi non è disabile.

Buttare giù le situazioni e le vite degli altri nel tentativo di migliorare il modo in cui vieni visto dall’esterno contribuisce a fare separazioni, a distinguere tra un “io” e un “loro”. In pratica stai attuando le dinamiche di abilismo che vorresti evitare per te.

8. Non giudicare e non denigrare qualcun altro per delle scelte personali legate alla sua disabilità.

Possiamo non essere d’accordo su un tema, ma è fondamentale non giudicare singole persone disabili per delle scelte che fanno nella loro vita. Non hanno fatto il nostro percorso, oppure siamo noi a non avere fatto il loro. Se vogliamo fare attivismo per la giustizia sociale, dovremmo praticare empatia, gentilezza e assenza di giudizio.

9. Rifletti sul perché fai attivismo.

Se il tuo attivismo serve principalmente a riempire un vuoto personale o a rifarti da frustrazioni, per dimostrare qualcosa al mondo o a nutrire il tuo ego (che, per carità, va nutrito anche quello ma magari in altri modi), probabilmente non sarà efficace. Un attivismo che può essere efficace nasce da un’esigenza impellente, da un non poter fare a meno di agire.

10. Non essere (troppo) frustrato se ti sembra di avere poco successo o di essere una goccia nel mare.

È naturale provare stanchezza e sentirsi sopraffatti a volte, ma ogni piccola goccia conta ed è preziosa, quindi dobbiamo “festeggiare” e premiare i nostri sforzi (con cioccolata, alcool o altro a scelta).

[Maria Chiara]

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