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Persone disabili e relazioni: consigli in pillole

Questa settimana potete anche non comprare “Cioè”, perché ci sono io che vi dispenso consigli.

Scherzi a parte, mi rivolgo in particolare agli adolescenti disabili.

Iniziamo subito con…

1. L’abilismo esiste, e si fa sentire

E non tanto da parte delle persone che ti interessano (perché se ti interessano, ci sarà pure un motivo!), quanto da persone esterne.

Riceverai vari commenti irrispettosi e paternalistici: sfidare le convinzioni errate a volte è bello, a volte solo difficile.

E se a essere abilista è la persona che ti interessava, fa male un attimo, ma come con le amicizie il tuo essere disabile è un filtro potente che ti risparmia un sacco di lavoro e ti evita di perdere tempo con persone con cui non vorresti avere a che fare.

2. Hai più barriere di altri

I locali inaccessibili, la scarsità di assistenza e il trasporto pubblico impraticabile si traducono spesso in opportunità mancate. Una grande parte degli ostacoli alle relazioni per molte persone disabili non autosufficienti sono gli scarsi fondi per l’assistenza, che letteralmente permette alle persone di vivere la vita.

Guarda il contesto in cui vivi in modo razionale… Non addossarti colpe, non sei tu meno interessante di altri, è che tu rispetto ad altri non puoi vivere appieno la tua città e hai meno opportunità (magari diventa un attivista e chiedi al Comune di imporre ai locali di mettersi a norma).

3. Sì, ci sta provando con te

(se te lo stai domandando, insomma, è probabile)

Ho raccolto varie esperienze di persone disabili che hanno sperimentato questa cosa: non ricambiare le attenzioni in “fase di flirt” per paura di aver frainteso l’interesse dell’altra parte.

Sì, succede a tutti. Ma alle persone disabili potrebbe capitare un po’ di più perché interiorizzano – come tutti – i messaggi dei media, in cui non sono incluse molte relazioni felici e normali in cui ci sono persone disabili.

È uno degli aspetti dell’abilismo interiorizzato, quindi abituati all’idea che non hai bisogno di vederti rappresentato nei media per considerarti un partner valido.

4. Non avere fretta

Il detto meglio soli che mal accompagnati sa tanto di la volpe e l’uva, ma ha un senso: non stare con qualcuno solo per non stare da solo.

Una relazione romantica è troppo spesso vista come l’ennesimo baluardo da conquistare, un bene da ottenere. Specialmente se sei disabile, non trasformarla nell’ennesima cosa da dimostrare alla società, insieme a tutte quelle cose che dovrebbero essere la prova che sei una “persona disabile di successo”. Innanzitutto perché non è molto sano, e poi perché tanto ci sarà comunque chi continuerà a trattarti come una persona di serie B.

5. Coltiva i tuoi interessi

Fai il più possibile quello che ti piace, sperimenta cose nuove, scopri chi sei.

Frequenta gruppi diversi, esci dalla confort zone e prendi l’iniziativa su ciò che ti sta a cuore.

6. Il sesso non è un problema

Non più che per le persone non disabili.

Una delle abilità importanti è la creatività, e… sì, le persone disabili in genere ne hanno un sacco. E la fiducia, e la comunicazione. Quindi sii libero, non farti dire cosa devi essere e pensa fuori dagli schemi.

7. Non essere grato al tuo partner non disabile

La gratitudine (reciproca) è essenziale in ogni rapporto, ma non essere più grato al tuo partner di quanto lo sarebbe una persona non disabile, ché già ci pensa la società a chiamare eroi e santi e angeli le persone che ci stanno accanto.

Non ti scusare mai per il fatto che sei disabile; non credere di dover “compensare” in qualche modo.

Chi è attratto da te è attratto da tutto il pacchetto. Non “nonostante” la disabilità.

Diffida di chi ti dice che “non vede la tua disabilità”: perché dovrebbe non vederla? È parte integrante della tua identità.

[Maria Chiara]

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