Quando ho letto “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley l’ho adorato. Ero nel mio periodo distopie, in cui cioè mi intrippavo a leggere (e scrivere) distopie. “Il mondo nuovo” era scritto benissimo e mi aveva proprio colpita, nei tantissimi dettagli sulla nuova società era credibile e praticamente perfetto. Arrivata alla fine ho continuato con “Ritorno al mondo nuovo”, che era nello stesso volume e che consiste in una serie di saggi. Se possibile, mi piacevano ancora di più del romanzo, era un tesoro inaspettato, ero gasatissima.
Se non fosse che… In uno dei saggi c’era improvvisamente un bel paragrafetto in cui si esprimeva un concetto eugenetico. Eccolo lì su una pagina a destra, un fulmine a ciel sereno. La Elena quattordicenne ha fatto una pausa, non credendo bene a quello che stava leggendo. Le frasi rimanevano lì, non sparivano, mannaggia. Forse è stato in quella occasione che ho imparato a mandare giù la pillola amara che pure i tuoi autori preferiti possono essere abilisti.
[Elena]
