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#StorieDiAbilismo (2)

Ci scrivono:

Ciao! Sono una ragazza di 23 anni, ho una disabilità motoria e mi sposto con una carrozzina elettrica.

Le peggiori manifestazioni di abilismo forse le ho vissute in università da parte dei docenti.

Fino a quando sei la studentessa docile, che studia e dà esami va tutto bene. I problemi iniziano quando inizi a fare l’attivista, a dire la tua e a ricordare che le persone disabili esistono anche all’interno del contesto accademico.

È stato doloroso comprendere che ci sono docenti (abili) che ancora insegnano che il termine “persona disabile” – e non “persona con disabilità” – diminuisce la persona, che bisogna fare prevenzione e cura della disabilità, che la parola dis-abile ha accezione negativa perché significa “meno abile” e che la disabilità è una condizione indesiderabile. Ma ancora più doloroso è stato vedere questi commenti scritti sotto un mio post il cui unico scopo era quello di illustrare il linguaggio corretto quando si parla di disabilità. Il dibattito in accademia nel 2022 si ferma qui: a ricordarmi quanto sono indesiderabile.

Ma questo non è sufficiente. Ogni qualvolta ricordo che la formazione in ambito di disabilità non esiste o è errata vengo azzittita. Le volte in cui qualcuno mi ha davvero ascoltata si contano sulle dita di una mano.

Non sapere se all’esame ti verrà gentilmente concesso (sarcasmo) il tempo aggiuntivo, se ti verrà chiesta la diagnosi o addirittura se durante l’esame ti verrà chiesto il programma senza mandare frecciatine è abilismo e alla lunga diventa decisamente stressante.

Ho smesso di seguire alcune lezioni perché i docenti di un corso in politiche e servizi sociali pronunciavano ancora “handicappati” e sostenevano che i principali servizi mancanti per i disabili sono le strutture.

Sono stanca di educare in un luogo in cui dovrei essere io quella da educare.

Descrizione immagine: La scritta “Le peggiori manifestazioni di abilismo forse le ho vissute in università da parte dei docenti. Sono stanca di educare in un luogo in cui dovrei essere io quella da educare.”
Grafica blu con riquadro bianco

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