Questo libro l’ho visto consigliato nei commenti del post del 27 gennaio dell’anno scorso, quindi ovviamente sono andata sul mercatino dei libri usati a procacciarmelo. Parla del genocidio delle persone disabili durante il periodo nazista, tracciandone le origini ben prima, almeno nel 1800, col diffondersi delle idee eugenetiche in vari paesi. È un dettagliatissimo lavoro di ricerca con una fila infinita di ringraziamenti agli infiniti archivi da cui l’autore ha attinto, che riporta luoghi, tempi, testimonianze, sentenze di tribunali, lettere, numeri, e anche parecchi di quei dettagli terribili che ci sono in questi casi. Una cosa che mi ha colpito, però, è che ci sono pochissime storie delle vittime: la sezione che le riporta è breve, le storie vaghe. L’autore lo esplicita, è stato difficilissimo recuperarle. Ed è facile capire perché: da una parte la distruzione di documenti per insabbiare l’accaduto, dall’altra il numero praticamente nullo di sopravvissuti che potessero raccontare. Non ci sono un Levi, un Wiesel o una Segre a raccontare il genocidio delle persone disabili. Il fatto che quelle paginette siano così scarne le rende le più dolorose da leggere.
Con il termine Aktion T4 si intende l’azione di sterminio con centri di uccisione creati allo scopo, e solo quella fece 70.000 morti. Poi, per una serie di motivi tra le logistiche interne al regime e le proteste per uno sterminio che si svolgeva all’interno della Germania, sotto gli occhi di tutti, e che sostanzialmente turbava la quiete, l’Aktion T4 ufficialmente terminò. In realtà le uccisioni continuarono con la cosiddetta “eutanasia selvaggia”, attuata prevalentemente da medici negli ospedali, e si arrivò a 300.000 vittime. Questo come minimo, perché subito dopo la guerra, quando si fece il conto dei morti, le persone disabili non furono praticamente considerate: probabilmente quindi le vittime sono di più. La peculiarità del genocidio nazista delle persone disabili, poi, è che iniziò prima della guerra e continuò anche per qualche tempo dopo.
Una volta appurato, con le persone disabili, che i centri di uccisione funzionavano (centri di uccisione, perché non esistevano campi di concentramento per persone disabili), furono creati dei centri esattamente speculari per tutte le altre categorie prese di mira dal regime, che sono quelli che abbiamo sempre sentito, Auschwitz, Sobibor, Treblinka, eccetera eccetera. Il personale stesso dei centri di uccisione per persone disabili venne trasferito nei nuovi centri una volta che i primi furono chiusi. Ecco perché è probabile che, senza sterminio delle persone disabili, lo sterminio delle altre categorie non sarebbe stato così efficace.
Nel libro c’è anche un capitolo interessantissimo sul genocidio del popolo romanì, che pure quello è un argomento che anche oggi a scuola lo studiamo domani (nel libro purtroppo viene usata la parola “zingari”).
[Elena]
Descrizione immagine: l libro “Le origini idel genocidio nazista” di Henry Friedlander, Editori Riuniti, con copertina bianca e rossa con una foto di Hitler e di una carrozzina
Indice:

XIII Ringraziamenti
XVII Abbreviazioni
XXI Nota terminologica
Le origini del genocidio nazista
I Lo scenario
II L’ostracismo nei confronti dei disabili
III Lo sterminio dei bambini disabili
IV L’uccisione degli adulti disabili
V I centri di uccisione
VI Verso la sospensione delle uccisioni
VII L’estensione del programma di sterminio
VIII La prosecuzione del programma di sterminio
IX Le vittime disabili
X Dirigenti e supervisori
XI Medici e altri assassini
XII L’ostracismo nei confronti degli zingari
XIII L’uccisione degli ebrei disabili
XIV La soluzione finale