Facciamo i nomi: Villa Galeazza, Imperia (non tutte le testate lo riportano).
La segregazione e l’istituzionalizzazione delle persone disabili sono normalizzate, ma non sono normali. Si tratta di un’emergenza collettiva.





(Scritte su fondo turchese)
Che cosa succede quando come società si sceglie di tenere segregate delle persone in luoghi chiusi, a parte, lontani dal resto della comunità, solo perché hanno bisogni assistenziali (raccontati come) “diversi” dagli altri?
Che cosa succede quando le vite di chi è disabile vengono considerate di serie b e quando un gruppo di persone si trova ad avere potere su un altro gruppo di persone?
Quali sono le conseguenze di non considerare la disabilità una parte naturale della vita ma di demonizzarla, allontanarla da sé, relegarla dove non si vede e non dà fastidio?
Che cosa attende (se non altro in vecchiaia) tutti noi in una società che considera la non autosufficienza una caratteristica che rende un po’ meno umani?
Non sono casi isolati, è un problema sistemico delle strutture dove vivono persone disabili.