«Quando sei disabile, le persone non considerano vere le tue relazioni e vedono solo quello che vogliono vedere.
Ai loro occhi, Joe, mio marito, diventa il mio assistente. Per loro è più facile così. Si concilia bene con le loro supposizioni su sessualità e disabilità. La fanno sparire, la rendono invisibile, la dissimulano con le parole. Fanno la stessa cosa ai bambini con disabilità. Le relazioni con i loro genitori non sono le stesse dei bambini non disabili. L’amore e l’affetto, dati liberamente a quelli che sono nati giusti, sono visti come compiti gravosi se dati a quelli nati sbagliati. Non vogliono vedere disabilità e relazioni accostate in nessun modo possibile.
Questo gli rende semplice ucciderci o volerci morti, o lasciarci in fondo alla lista quando si tratta di razionare l’assistenza sanitaria. Rende semplice ai film mostrare genitori amorevoli che spingono i loro figli sott’acqua nella vasca per il loro bene in un modo tale che il pubblico si identifichi con l’uccisore e non con la vittima. Rende semplice assistere ai notiziari sugli ospedali affollati di pazienti Covid che mandano via le persone disabili perché i posti letto sono limitati, e sono riservati ai meritevoli.
Siamo persone senza relazioni. Persone senza legami.
Persone che non riempiono nessun vuoto nel cuore di qualcun altro. Siamo superflui».
Dave Hingsburger
Quante volte abbiamo sentito dire da emeriti sconosciuti a nostri amici o partner “Bravo che la fai uscire!”. Come se avessimo un ruolo passivo in una relazione sbilanciata, come se la relazione non fosse reciproca, come se la relazione non fosse “vera”.
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