Disabilità e sinistra radicale

DISABILITÀ E SINISTRA RADICALE

Quanto posto occupa la disabilità negli ambienti di giustizia sociale? Quanta consapevolezza c’è sulla disabilità?
Che riflessioni sul tema vanno per la maggiore negli ambienti di sinistra radicale?
Quanto sono integrate le rivendicazioni delle persone disabili nelle pratiche femministe?

La risposta a queste domande è deludente: la disabilità è ancora il fanalino di coda negli ambienti di giustizia sociale. Questo, poi, quando viene presa in considerazione. Perché altre volte, invece, è del tutto assente.

Eppure la disabilità come questione politica è una questione che la sinistra radicale, gli ambienti anarchici e insomma chi fa una lotta politica in cui la giustizia sociale è il fulcro devono affrontare molto più di come accade ora.

Da parte di realtà che si definiscono antirazziste, anticolonialiste, anticapitaliste, è necessario che ci sia anche l’impegno sull’abilismo. Un impegno che non si limiti alla frasetta di dichiarazione di intenti, come accade spessissimo, bensì che si cali nella pratica.

L’abilismo è un sistema che patologizza chiunque non corrisponda a un’idea standard di normalità e di produttività e non si adegui all’ordine sociale dominante.

L’autodeterminazione è un concetto centrale nel pensiero femminista, ma quanti hanno piena contezza dei modi in cui l’autodeterminazione viene strappata via alle persone disabili dietro la scusa del loro funzionamento non standard? Dal medico che parla della tua salute con l’accompagnatore o non ti presenta tutte le opzioni di cura perché valuta bassa la tua qualità di vita, al ricovero in struttura come unica possibilità di sopravvivenza, ai luoghi segregati obbligatori per poter fruire degli eventi culturali e ludici, all’estraneo che ti tocca per strada e vuole sapere perché sei disabile, e a tantissimi altri modi, con regolarità e pervasività.

Le persone disabili e le loro vite sono ignorate con tale efficienza che la maggior parte delle persone negli ambienti di sinistra, anche radicale, non saprebbe elencare le istanze principali della comunità disabile. I più risponderebbero una cosa tipo che i problemi delle persone disabili sono le barriere architettoniche e… il “pietismo”, l’infantilizzazione… senza saper approfondire.

Molti ignorano cosa vuol dire davvero accessibilità, i tantissimi ambiti in cui le persone disabili sono segregate, la realtà quotidiana nelle scuole e l’esclusione al lavoro, l’abilismo medico.

Molti ignorano i picchi di violenza a cui arriva l’abilismo, relegandolo a oppressione “minore”, senza applicare all’abilismo i ragionamenti che hanno imparato a fare sulle altre discriminazioni.

Chi si occupa di lotta di classe può davvero ignorare i motivi per cui la disabilità è una delle maggiori cause di impoverimento?

Puoi davvero impegnarti per una lotta di liberazione se tralasci il fatto che nella nostra società chi non riesce a vestirsi da solo viene segregato in una struttura?

Se ci si vuole davvero impegnare per un lavoro rivoluzionario non si può prescindere dalla disabilità. La cultura intorno alla disabilità è rivoluzionaria, per i modi in cui concepisce la cura, per la sua immensa creatività e le sue strategie che vanno direttamente a sfidare il sistema capitalista che ci ingloba e ci soffoca.

Descrizione immagine: Chiara, con i capelli neri e una maglietta bianca e lo sfondo delle montagne e del cielo

Post su Facebook

Post su Instagram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi
Categorie