
Soffro di abilismo
L’etichetta “sei disabile quindi soffri perché sei disabile” è imperante a livello sociale. Io non soffro per niente per la mia disabilità.
L’etichetta “sei disabile quindi soffri perché sei disabile” è imperante a livello sociale. Io non soffro per niente per la mia disabilità.
La nostra società ci rende ossessionati dalla magrezza. Ci vuole disciplinati, stoici, pronti ai sacrifici.
Questo è un reale messaggio che mi è arrivato dopo aver messo uno dei miei annunci di ricerca assistente.
Negli anni Settanta in Colorado c’era un certo Wade Blank, un uomo non disabile che andò a lavorare come operatore in una struttura residenziale dove vivevano delle persone disabili.
L’11 giugno in Texas è morto Michael Hickson, un uomo disabile nero americano malato di Covid.
L’hidden labour of disability, che vuol dire “lavoro nascosto della disabilità”, consiste in tutte quelle cose in più che le persone disabili devono fare in una società abilista.
Quando si parla di disabilità, discriminazione e pari opportunità a volte si insiste sul fatto che le disabilità sono tutte diverse e che per ognuna va fatto un discorso a parte.
Ero piccola quando notai che a livello sociale alle donne veniva richiesto (imposto) di depilarsi e agli uomini no.
In una conferenza su disabilità e discriminazione, una sola persona disabile in mezzo a tante altre non disabili non è abbastanza.