L’hidden labour of disability, che vuol dire “lavoro nascosto della disabilità”, consiste in tutte quelle cose in più che le persone disabili devono fare in una società abilista. Estesi scambi di email invece che i tre click standard su Booking per capire se l’hotel che voglio prenotare è davvero accessibile (la mia casella di posta è piena di mail per controllare l’accessibilità). O telefonate. Continue telefonate per sapere se ci sono scalini prima di andare in qualsiasi locale nuovo, o a un evento: in pratica, per andare ovunque non sia già stata (e a volte conviene ricontrollare anche dove sono già stata).
La burocrazia infinita legata alla disabilità, tipo le domande da compilare e spedire per avere determinati servizi essenziali.
Il recruiting degli assistenti personali, reso più complicato dalla gente abilista che crede che sia un “lavoro di basso livello” in cui non si richiede efficienza e professionalità e che alle persone disabili si possa offrire senza problemi una performance lavorativa scadente. Imparare a essere un datore di lavoro a livello amministrativo prima ancora di avere l’età per finire gli studi, perché la gestione degli assistenti conta poche organizzazioni di supporto. Farsi supportare da un avvocato per tutti quei casi in cui ci sono stati abusi di potere; cercare medici decenti quando ne incontro di abilisti e quindi si rende fondamentale cambiarli per non rischiare un’assistenza medica di basso livello; passare un pomeriggio a togliere esperienze legate alla disabilità dal curriculum o sostituire varie espressioni che potrebbero far capire che ho lavorato nel campo dei diritti delle persone disabili con altre più vaghe per evitare di far pensare ai selezionatori che sono disabile e quindi di essere scartata.
Vi è venuta un po’ di angoscia? Anche a me.
[Elena]