Kathleen Downes è seduta in una carrozzina. Ha i capelli biondi ondulati e gli occhiali, sta sorridendo e indossa un vestito bordeaux. Sullo sfondo, un giardino

“Quando dici che l’abilismo non esiste”

“Quando dici che l’abilismo non esiste” di Kathleen Downes

Pensi che l’abilismo non esista? Dev’essere affascinante, essere così privilegiato da poter ignorare tutto quanto

E se ti dicessi che è comune per le persone dire “Preferirei essere morto che disabile”?

Che i media ci dicono costantemente che disabile vuol dire brutto, tragico e debole?

Che cercare un bagno accessibile a noi è una caccia al tesoro?

Se solo un cavolo di posto per fare pipì fosse facile da trovare

quanto mille battute ammuffite sulla carrozzina e stereotipi ignoranti.

E se ti dicessi che siamo cresciuti sapendo che essere disabili significa troppo spesso essere poveri?

Che avere più di 2000 dollari sul conto potrebbe significare perdere l’assistenza di cui abbiamo bisogno per alzarci dal letto?

Che un piccolo cambiamento nelle politiche sociali potrebbe farci finire in una casa di cura?

Potresti ignorare l’abilismo allora?

Se solo un cavolo di lavoro fosse facile da trovare

quanto cento ascensori rotti e estranei che fissano.

E se ti dicessi che quando dici “basta che mio figlio sia sano”, io sento “Speriamo non sia come te”?

Che le persone mi hanno chiesto qual è la mia utilità, se ho bisogno di aiuto con così tante cose?

Che non posso andare dal medico senza chiedermi se verrò trattata come una bambina?

Se solo una cavolo di rampa fosse facile da trovare

quanto un milione di domande sgarbate sul mio corpo.

Potrei dirti così tante altre cose

ma staremmo qui tutta la notte.

Quindi continua. Dimmi ancora che l’abilismo non esiste.

Traduzione di Maria Chiara Paolini. Potete trovare l’originale qui:

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