M. Chiara indossa una maglia rosa a fiori e pantaloni neri e Elena una maglia grigia con stampe e pantaloni bordeaux. Sullo sfondo un giardino con degli alberi.

Ci hanno segnalato che i nostri post vengono copiati

Il nostro lavoro sui social nell’ultimo periodo ha acquisito una componente di preoccupazione che ci eviteremmo volentieri.

Sono vari mesi ormai che il nostro blog viene usato in modo consistente come base per i contenuti altrui. Abbiamo seguito la cosa da quando ci è stata segnalata mesi fa e poi di nuovo più di recente.

Capitava pure prima, eh. Capita da anni. È una realtà abbastanza diffusa sui social, dove tutto passa velocemente: ogni tanto le persone non creditano, riproponendo come propri concetti elaborati da altrə. Chi per superficialità, chi per voglia di gratificazione facile, si appropriano del lavoro altrui senza citare. Per noi è stata a lungo una cosa sporadica e si trattava di appropriazioni random da persone sempre diverse.
Invece ora lo vediamo fatto in modo sistematico.

È a dir poco alienante vedere riproposte regolarmente su questi altri social idee espresse nei nostri post, a volte riusando proprio le stesse parole, tipo cloni. Di solito succede a pochi giorni di distanza da che abbiamo pubblicato un determinato post.
C’è parecchia attenzione a farlo con una certa logica dietro: se noi due pubblichiamo qualcosa su Facebook, qualcosa di simile dopo poco sarà su Instagram; e viceversa. Se è un post scritto, sarà una story video; e viceversa.
Succede in maniera tanto regolare da risultare sfacciata, e tuttavia non così eccessiva da renderla palese a un lettore disattento.

Di conseguenza accadono un po’ di cose.
C’è una sensazione di viscido nell’essere considerate tipo qualcosa da spremere, nel vedere che i propri social sono l’inesauribile contenitore da cui prendere spunti o contenuti come quando si fa la spesa. Diminuisce il valore del tuo lavoro (a volte pure riproposto in modo distorto). Ogni volta, i social diventano ancora meno uno spazio sicuro in cui poterti esprimere. E ogni volta, muore un po’ dentro la tua parte creativa, dato che ti senti inibita, tra la necessità di scrivere su un tema e l’ansia che qualcosa a cui tieni venga copiato.

Ogni volta che lo vediamo succedere siamo incredule come la prima volta. Solo perché la divulgazione e la creatività online non sono molto regolamentate, solo perché sono “solo post su Facebook o Instagram” non significa che siano copiabili.

Sul modo giusto di scrivere un nostro post spesso discutiamo ore, perché sia il più inclusivo e di qualità possibile. Ma questo non è assolutamente il punto.
Il punto è che, qualunque sia il contenuto, è lavoro altrui.

Se si ripropone una rielaborazione di altrə è imprescindibile creditare.
Essere influenzatə e imparare da altrə è normale e auspicabile. Usare un altro blog come catalogo no.

Purtroppo e per fortuna non capita solo a noi – perché questo atteggiamento predatorio e avido certo non si limita al nostro caso. Ma è bruttissimo trovarcisi in mezzo in prima persona.
Non siamo a scuola, dove a volte chi copia lo fa per necessità.
E poi c’è così tanto da dire sull’abilismo che essere originalə non è difficile.

Se qualcosa di cui fruiamo online ci risulta molto simile a quello prodotto da qualcun altrə dobbiamo farci delle domande, specialmente se succede più di una volta. Uno strumento a nostra disposizione ce l’abbiamo, e sono la data e l’orario di pubblicazione dei post sui social.

Scrivere questo post non è stato per niente semplice, ma a questo punto ci è sembrato indispensabile.

[Maria Chiara]

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