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“Le persone disabili NON sono come noi”: il video di Fanpage per il 3 dicembre

Le persone disabili NON sono come noi.

Perché sanno adattarsi alle circostanze.

Perché non conta se gli altri dicono che è impossibile, loro tentano e alla fine ci riescono.

Perché non esistono diversità e la loro bellezza annienta tutti gli stereotipi.

Perché non importa se è lunedì e fuori piove, ogni giorno è quello giusto per ridere.

Perché si entusiasmano senza imbarazzo, e la loro passione ci sa ispirare.

Perché non si prendono troppo sul serio.

Perché guardano i problemi da un’altra prospettiva, e i loro limiti non sono ostacoli, ma opportunità per stupire il mondo.

Loro non sono come noi, perché sono speciali.

Condividi la loro lezione di vita.

È il testo di un video pubblicato da Fanpage il 3 dicembre, giornata internazionale delle persone con disabilità. Queste parole sono accompagnate da una serie di brevi scene di persone disabili che “fanno cose” (non saprei definirlo diversamente), e il messaggio del video è molto problematico.

“Noi” vs “loro”

Innanzitutto perché si parla senza vergogna di un noi e di un loro. “Noi” persone non disabili, “loro” persone disabili, ovvio. Vedere il video da persona disabile è estremamente alienante, perché è chiaro che il target a cui si rivolge è esclusivamente non disabile. Avviene questa cosa offensiva ed ingenua al tempo stesso per cui le persone disabili non sono proprio contemplate come potenziale pubblico, come se fosse possibile che nessuna persona disabile segua Fanpage.

Insomma, un’operazione di marketing e targetizzazione completamente toppata e fuori dalla realtà.

Eppure anche noi persone disabili abbiamo una connessione internet. Che scoop, eh?

Davvero, non riesco a pensare a contenuti che possano parlare di altre minoranze con una retorica “noi vs loro” così sfacciata e impunita, se non, ahimè, nei social del ministro dell’interno.

“Inspiration porn”

Il secondo problema è che si parla di persone disabili in una chiave che conosco molto bene e che mi provoca un disagio strisciante, ovvero le persone disabili come esempi di vita.

Il ragionamento innescato dovrebbe essere questo: vedo una persona disabile che affronta dei problemi, mi commuovo un po’, e penso che se c’è gente che affronta problemi così gravi (!) posso farcela anche io ad affrontare i miei problemi di tutti i giorni.

Nei Disability Studies si parla di Inspiration porn, è un termine che ha coniato Stella Young e consiste nell’utilizzare immagini o video o storie di persone disabili che affrontano le difficoltà come spinta e motivazione personale.

E no, non è accettabile diffondere storie o sketch decontestualizzati di persone disabili che fanno esattamente le cose che fanno tutti, ma con delle variabili, ed emozionarsi e pensare, sostanzialmente “poverini, che coraggio!”.

Così come non è accettabile ragionare per categorie e affibiare loro l’etichetta di “speciali”.

Vivere la vita appieno

Poi, ci sono una serie di riferimenti che lasciano pensare che chi è disabile viva la vita appieno, senza paranoie, senza sovrastrutture, un po’ come i bambini, mentre tutti gli altri vivono male, preoccupandosi di futilità.

Conosco persone disabili a cui effettivamente la disabilità ha dato una certa saggezza, è innegabile che certi ostacoli, certe discriminazioni ti forniscono un punto di osservazione privilegiato sulla realtà e ti possono affinare certe qualità. Ma questo non si limita alla disabilità: le esperienze che ci insegnano cose nella vita sono innumerevoli! E soprattutto, non è così per tutti! Conosco innumerevoli persone non disabili che vivono la vita appieno, pieni di passione, che se ne fregano delle apparenze, “ridono di lunedì” e non si prendono troppo sul serio. Allora, che dobbiamo fare? Crolla tutto questo ragionamento? Sì, ed è bene che crolli, perché si basa sul niente.

Ragionare per categorie, in blocco, è sempre un’operazione pericolosa.

La chiave sociale

Infine, in questo video accade qualcos’altro che ci dovrebbe far indignare. C’è un vuoto, un’omissione, qualcosa di importantissimo che manca.

Ebbene sì, manca qualunque riferimento ai fattori sociali che sono legati a doppio filo al concetto stesso di disabilità.

È completamente cancellato ogni tipo di riferimento alle barriere, alle discriminazioni, alla mancanza di inclusione, che sono proprio quegli ostacoli che rendono l’esistenza difficile a quelle stesse persone sulle cui vite il pubblico è esortato a piangere di commozione e sospirare.

Non si può parlare così di disabilità nel 2018. Credo che negli anni ’30, con un po’ di sforzo, avrebbero potuto fare leggermente meglio. Ma adesso che ci penso, ultimamente sento varie cose che ci riportano agli anni ’30.

Consiglio a Fanpage di assumersi una persona disabile per migliorare la comunicazione sul tema.

Io non esisto per dare lezioni di vita agli altri, non esisto per ispirare le persone.

[Maria Chiara]

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