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Cercare casa e incontrare l’abilismo

Una ragazza in carrozzina che inizierà l’università a Bari non ha trovato nessun appartamento in condivisione per lei e sua madre. Molti studenti pensano che la presenza della ragazza, Donatella, e della madre limiterebbe la loro libertà di studenti universitari.

Dopo tante infruttuose ricerche, a Donatella è stato assegnato un alloggio da un ente universitario, anche se lei non si è rassegnata e spera comunque di trovare un appartamento con qualcuno prima dell’inizio delle lezioni.

Da studentessa in carrozzina ho vissuto – in ordine sparso – in una residenza universitaria con l’assistente, in un appartamento condiviso con una studentessa, in un appartamento con un lavoratore, in un appartamento in cui eravamo solo io e l’assistente e in uno in cui vivevo con Elena e le assistenti. Ho sperimentato varie situazioni e, senza nulla togliere alle residenze universitarie, non è la stessa cosa che vivere in un appartamento condiviso, dove si imparano a gestire un sacco di cose importanti per la vita adulta.

Ma a chi parla della propria libertà infischiandosene della libertà degli altri questo non importa, tanto lei è disabile.

A loro non importa se già trovare un appartamento in cui poter vivere con una carrozzina elettrica è un’impresa perché se inserisci l’opzione ingressi larghi e senza scalini la scelta si riduce drasticamente.

Non gli importa nemmeno di sapere che in Italia l’assistenza personale è così poco disponibile che molti studenti non autosufficienti studiano accompagnati dai genitori (sempre se decidono di studiare fuori sede). Non sanno e non gli importa che forse vivere con la madre non è neanche la soluzione che idealmente la ragazza avrebbe scelto per sé stessa, ma non c’è alternativa perché i fondi non sono minimamente sufficienti per assumere assistenti che turnino.

Molti commenti agli articoli non sono da meno, perché è tutto un “capisco quei ragazzi”, “dovrebbero esserci delle soluzioni apposta per lei e sua madre”, “uno studentato”, “un monolocale solo per loro due”.

Ma quello che non sanno, e forse nemmeno gli interessa saperlo, è che questa ragazza probabilmente è tutta la vita che si sente proporre delle “soluzioni apposta”. Alcuni pensano che per lei ci vorrebbero soluzioni abitative speciali, mezzi di trasporto speciali, chissà forse anche luoghi di socializzazione speciali. Non sono persone diverse, in sostanza, da chi vede una persona in carrozzina in mezzo alla folla e siccome per quel microsecondo non riesce a passare borbotta “eh ma non è meglio che stiano a casa?”. Sono le persone che a parole vogliono i diritti per le persone disabili, certo, figuriamoci, ma sempre “a parte”, separati.

E quindi io alla gente che propone un monolocale chiedo perché secondo loro questa ragazza non dovrebbe voler risparmiare come fanno tutti dividendo le spese con altri studenti.

E gli chiedo se si vive bene con tutti questi pregiudizi. E forse ho pregiudizi “positivi” verso le persone disabili, ma vorrei dir loro che una ventiduenne in carrozzina e sua madre che si trova ad avere questo ruolo insolito di assisterla all’università sono probabilmente le coinquiline meno rompicoglioni che possano capitare.

Parte male l’anno accademico, Donatella? Sicuramente parte consapevole che il mondo è pieno di stronzi.

Vabbe’, facciamoli crescere un po’, faranno un po’ di vita vera e capiranno che anche i coinquilini coetanei gli possono far vedere i sorci verdi, che a tutti capita prima o poi un coinquilino demmerda, che le amicizie si possono avere anche con persone molto più grandi di te, che le cose più belle e divertenti capitano proprio dove non ti aspetti.

È importante ricordarsi anche che il problema è stato “risolto” grazie all’università che ha offerto un posto a Donatella, ma se la ragazza avesse cercato un appartamento per motivi di lavoro o altro si sarebbe trovata a piedi ancora per un po’.

Perché la discriminazione verso le persone disabili è reale, e leggere i commenti di chi dice “Donatella ha ragione ma hanno ragione anche gli inquilini che vogliono la loro libertà” fa drizzare i peli sulle braccia. È come dire “non sono razzista MA…”.

È che il mondo è pieno di stronzi.

[Maria Chiara]

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