Il mio atteggiamento nei confronti delle scale è cambiato da quando avevo diciott’anni a ora che ne ho ventotto.

Dieci anni fa mi facevo portare a braccia su per scale scricchiolanti da persone a caso tra amici e sconosciuti senza quasi fare distinzioni, con fiducia pressoché totale, un pizzico di adrenalina, e istinto di sopravvivenza non pervenuto. Con spensierata sconsideratezza affrontavo scale pericolanti e infinite che a pensarci ora mi vengono le vertigini se ci vedo salire qualcun altro, figuriamoci se ci vado io.

Adesso per farmi staccare dalla terraferma innanzitutto ci vuole un motivo più che valido, ma qualcosa di proprio vitale che non posso perdermi, e prima di farmi portare da qualcuno per qualche scalino faccio fare una gara di forza a tutti i presenti per selezionare il candidato migliore, gli faccio fare il test del palloncino che tengo in borsa insieme a altre cose fondamentali tipo la brugola che uso per sistemare il bracciolo della carrozzina quando si allenta, gli chiedo otto volte se davvero se la sente, lo sottopongo a un’altra prova di forza di conferma, gli faccio raccontare la sua esperienza nel trasportare carichi fragili e incarico un secondo, un terzo e un quarto di stare pronti a intervenire in caso qualcosa andasse storto.

Forse è il mio istinto di conservazione che si palesa?

[Maria Chiara]

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