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Sull’uccisione di Massimo Vicentini (disabile)

Qualche giorno fa un uomo ha ucciso la moglie e i due figli (uno era disabile, usava una carrozzina).
Ecco come ne parlano i giornali italiani nel 2023.

La narrazione delle vite delle persone disabili nei media è anche questa. Pesi, fardelli, persone che rovinano la vita agli altri. I concetti di “vita indesiderabile” e “costrizione”. La cancellazione della personalità di Massimo (non viene quasi mai detto che cosa facesse nella vita). Tutte cose che dipingono la sua vita come una vita che non contava.

Per chi uccide una persona disabile si cerca un’attenuante.
Questo dovrebbe allarmarci sia sullo stato della stampa nel nostro paese, sia sulla percezione diffusa delle persone disabili come subumani.

Ricordiamoci che gli omicidi delle persone disabili avvengono a prescindere dalla condizione economica e a prescindere dal supporto prestato da parte del familiare/omicida. Non sono quindi derivati dallo stress/assenza di aiuto o cose simili.
È assolutamente necessario il supporto alle persone disabili per fuggire da situazioni di abuso a cui spesso sono legati questi omicidi (che sono solo lo step finale, come i femminicidi).

Oggi pensiamo a Massimo, Carla e Alessandra, che sono stati uccisi da chi pensava di poter decidere per loro.

Usiamo la nostra rabbia per chi uccide i nostri fratelli e chi li riuccide a parole per costruire un’altra realtà.

Per chi volesse, l’amico Stefano Collettini ha pensato a una donazione in memoria di Massimo, per la sua squadra di hockey in carrozzina elettrica Mirmidoni Piceni Wh a cui lui teneva moltissimo. Tra l’altro sono sport fuori dal circuito mainstream che hanno sempre bisogno di supporto.

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