Ci scrivono:
Sono una donna in sedia a rotelle a causa di diverse patologie. Vi racconto due storie di ordinario abilismo istituzionale.
Mi è capitato di chiamare l’ASL riguardo al mio piano terapeutico, e l’impiegata ha dato per scontato che non fossi io la paziente, come se non potessi chiamare per me stessa… ok!
Un’altra volta faccio richiesta per la sedia a rotelle motorizzata e l’ASL chiede un certificato di assenza di deficit cognitivi (implicando tra l’altro che tutte le disabilità motorie includano disabilità cognitive). Presento il certificato, con non poche difficoltà perché significa organizzarmi e vedere più specialisti. Sempre tenendo conto che ho più patologie e non sto sempre bene, ma devo andare lì quando sta bene a loro e non quando riesco io.
Dopo tutta questa fatica l’ASL pretende comunque che la sedia venga fornita senza luci e frecce per evitare che possa utilizzarla fuori casa! E, come se non bastasse, siccome avrei avuto la revisione per l’invalidità il mese successivo, al ritiro della pratica volevano che esibissi il nuovo verbale Inps.
Lì non ci ho visto più. Il verbale di invalidità è valido legalmente fino all’emissione del nuovo verbale, quindi considerando che la richiesta per la sedia era stata fatta con un certificato ancora valido, io non dovevo esibire nulla. Finalmente poi mi hanno autorizzato la pratica.
Descrizione immagine: la scritta “Faccio richiesta per la sedia a rotelle motorizzata e l’ASL chiede un certificato di assenza di deficit cognitivi” e l’hashtag #StorieDiAbilismo. Grafica blu con riquadro bianco