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I soldati disabili dell’esercito israeliano

L’esercito israeliano ha una sezione di soldati disabili. Potremmo anche pensare che sia una cosa positiva che le persone disabili partecipino alle attività di una società in condizione di uguaglianza con le altre persone. Se non fosse che l’esercito, in particolare quello israeliano, è uno strumento imperialista fautore di eccidi, e quindi c’è davvero poco da festeggiare. Direi semplicemente che Israele si è accaparrato tutte le forze disponibili in modo un po’ più lungimirante di altri paesi, poiché i lavoratori disabili sono spesso lavoratori creativi e ingegnosi, e intanto ha pure fatto una mossa di marketing, in cui è specializzato. Tipo il supporto finto alle persone LGBT+, e poi invece le persone queer palestinesi le minaccia di outing ai fondamentalisti se non fanno la spia per Israele nelle attività della resistenza palestinese.
La sezione di soldati disabili si chiama “Special in Uniform”, e vi metto un video di pubblicità al progetto in cui due genitori parlano orgogliosamente di Omer, il figlio disabile entrato nell’esercito. Partiamo col botto con un’infantilizzazione del ragazzo, di cui si fa vedere la cameretta. Seguono i tipici ingrandimenti sulle parti del corpo disabili del ragazzo. Gran parte della narrazione è affidata ai genitori, contentissimi e orgogliosi perché il figlio, ora che è entrato nell’esercito, è finalmente incluso, finalmente adulto. La disabilità è presentata come tragedia, ma poi questa tragedia viene superata perché ok, non camminerà, ma è diventato un soldato nell’esercito israeliano! Essere un soldato gli ha fatto apprezzare la vita e gli ha fatto trovare un posto nella società.
Secondo i genitori entrare nell’esercito è un sogno, vuol dire essere un vero israeliano (se non ci fossero dubbi sul fatto che Israele sia un totalitarismo militare).
Abbiamo anche la standing ovation finale con le persone che piangono davanti a Omer che fa un discorso in divisa da soldato.
E niente, fa sempre un po’ orrore quando ci si vanta di includere una categoria (tra l’altro in modo estremamente abilista) e intanto si compie un genocidio che dura dal 1948.

[Elena]

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