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Abilismo e grassofobia: le persone disabili e il rischio di disturbi alimentari

La nostra società ci rende ossessionati dalla magrezza. Ci vuole disciplinati, stoici, pronti ai sacrifici. Le diete sono un ottimo meccanismo di controllo sociale, perché trasformare un corpo che si suppone “inadeguato” impegna tantissimo e ci distoglie da molte altre cose. Per le donne ovviamente questo vale più che per gli uomini. Nella nostra società, Bella – imperativo imprescindibile per una donna – coincide con Magra.

Per chi è disabile, le spinte ad essere magri sono particolarmente pressanti.

Innanzitutto, il presunto motivo “estetico” per dimagrire ha caratteristiche peculiari per le persone disabili. Dato che subisci già lo stigma per essere una persona disabile, sei incoraggiata a essere per il resto il più “conforme” possibile. Per questa cosa assurda di “dover compensare” la tua disabilità. Per dimostrare di non essere sciatta. Per dimostrare di prenderti cura di te (secondo quel meccanismo perverso della nostra società in cui prendersi cura di sé è privarsi del cibo). Insomma, essere disabile, sì, ma almeno magra o il più possibile vicina alle misure da copertina. Questo vale in misura schiacciante per le donne.

Poi c’è la questione del peso, dei chili.

Tantissime persone disabili sono costantemente a dieta proprio per non pesare oltre un certo numero di chili, con l’obiettivo di mantenere la propria assistenza “semplice”. Molti hanno anche disturbi alimentari per questo.

Ma è chiaro che questa può apparire come l’unica soluzione se la principale persona che ti assiste è un genitore o un partner anziano. E allora si vive costantemente di privazioni, ci si nega il cibo per non “pesare” sugli altri, letteralmente. Tutto ciò in una società che ci bombarda di messaggi per cui le persone disabili sarebbero dei “fardelli” e in cui viene idolatrata l’autonomia a tutti i costi.

Dobbiamo essere consapevoli di questi meccanismi, perché la nostra salute mentale e fisica è più importante dell’opinione altrui, del compiacere la gente, del non essere di disturbo.

[Maria Chiara]

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