Elena indossa una maglia di pizzo bianca con sotto un top nero e shorts blu e ha sullo sfondo un muro di mattoni. È circondata da scatole di Tachipirina, Plasil, Voltaren, Reparil e Ketoprofene e sorride.

Soffro di abilismo

L’etichetta “sei disabile quindi soffri perché sei disabile” è imperante a livello sociale. Io non soffro per niente per la mia disabilità. (E con questo ovviamente non intendo invalidare le esperienze altrui.)

Ma purtroppo soffro di abilismo. Con abilismo si intende la discriminazione e lo stigma verso le persone disabili, ma visto che detta così rischia di rimanere sul vago ho deciso di fare una lista (non esaustiva!) di cose abiliste che mi sono capitate in un campione di dodici mesi consecutivi.

GIUGNO 2019:

Vinco una borsa di studio per una settimana in Irlanda, ma all’aeroporto di Bologna non mi fanno partire per (ancora non è stato chiarito) non si sa quale dubbio sulla mia carrozzina. Perdo una discreta quantità di soldi e una settimana di rinfrancante pioggia nordica passata a rimpinzarmi di soda bread. Ah, e le lezioni, dimenticavo.

LUGLIO 2019:

Vado a vedere l’opera allo Sferisterio di Macerata, a un’ora e mezza da casa. Mi costringono a stare in dei posti in ripida pendenza da cui non vedo nulla, che sono quelli riservati alle persone in carrozzina. Discuto un po’ senza successo, ma poi a metà spettacolo – abbastanza dolorante per essere stata sulla pendenza – decido di tornare a casa.

AGOSTO 2019:

Vado a cena al ristorante, e la cameriera dà un piatto vuoto a tutte le persone del mio tavolo tranne che a me. Poi chiede alla persona non disabile vicina a me se mi serve il piatto. Al mio sconfortato “sì” lei lo va a prendere, e io aspetto mentre gli altri iniziano a mangiare. Durante la cena la cameriera continua a chiedere tutte le cose che riguardano me alle altre persone del mio tavolo.

SETTEMBRE 2019:

Vado a Roma, ovviamente spendendo un botto per la macchina perché usare il treno e altri mezzi pubblici è infattibile per questioni di accessibilità. Mi sorbisco lo sbattimento di telefonare e telefonare per comunicare la mia targa e accedere alla Zona a Traffico Limitato, ma nessuno mi risponde e quindi non posso comunicarla e quindi mi arriva la multa.

OTTOBRE 2019:

Vado a fare un vaccino e il medico spunta senza chiedere e con sicurezza invidiabile la casella “non in gravidanza”.

NOVEMBRE 2019:

Dopo aver comprato i biglietti nel parterre vado al concerto di Mika, ma non vedo il concerto di Mika, perché vengo segregata in dei posti lontani dal palco. Si registra il coinvolgimento di un paio di carabinieri arroganti e abilisti (ACAB) e di tre o quattro responsabili anch’essi piuttosto abilisti e asserviti al sistema.

DICEMBRE 2019:

Vado a un concerto in un teatro, tutto bellissimo, arrivo davanti al palco senza difficoltà ma poi un omino mi blocca dicendo che devo stare dietro, ché per le carrozzine è la prassi. Discutiamo per dieci minuti.

La situazione si sblocca soltanto quando la persona in piedi e provvista di barba che è con me ripete all’omino le stesse cose che sto dicendo io da dieci minuti, e magicamente ci vengono concessi i posti che volevamo.

GENNAIO 2020:

Mona Haydar, una cantante che stimo (stimavo? Boh) e che fa canzoni politiche, fa uscire una canzone sui corpi, sull’abilismo e sul body-shaming. Ma nel video non ci sono persone con disabilità visibili. C’è chi protesta, dato che non si può parlare di abilismo senza citare le persone disabili. Lei fa uscire delle giustificazioni caramellose su quanto si sia impegnata a far apparire una (una sola!) persona disabile, senza successo perché il luogo per girare il video aveva le scale.

FEBBRAIO 2020:

La Regione mi comunica la cifra che mi assegneranno quest’anno per pagare i miei assistenti personali: anche per il 2020 dovrò dipendere dalla mia famiglia (supporto economico aggiuntivo e assistenza pratica) per poter vivere. Inoltre faccio domanda per un corso di sceneggiatura: quando vengono a sapere che uso una carrozzina, gli organizzatori (Guasco e Associazione Eclettica) fanno di tutto per non farmi partecipare, e alla fine mi scrivono che il corso non parte più.

Gli altri studenti però mi informano che non è vero, e che il corso parte eccome.

MARZO 2020:

Scoppia la pandemia, e leggo sui giornali la frase (tra l’altro falsa) che vorrebbe essere rassicurante “il virus causa seri danni solo a chi ha patologie pregresse”.

APRILE 2020:

Leggo il documento sul Covid “Raccomandazioni di etica clinica” della Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) – poi contestato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri – che propone di riservare risorse “a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata” e di valutare attentamente “la presenza di comorbidità e lo status funzionale” che potrebbero rallentare il decorso della malattia e richiedere più risorse. In pratica, prima le persone non disabili, ciaone.

MAGGIO 2020:

I miei genitori cercano un notaio per una questione che mi riguarda. In uno studio ci sono le scale, quindi dicono alla notaia che avrò bisogno che lei scenda per poterla incontrare, perché uso una carrozzina. Saputo che sono disabile, la notaia afferma che è obbligatorio un certificato medico che attesta che sono in grado di intendere e di volere. Insiste che “si fa sempre”. … Tra l’altro è stato visto che subire oppressione sistemica (tipo l’abilismo) è un fattore di rischio per sviluppare malattie. Quindi io intanto mi avvantaggio: ho parecchi antidolorifici, qualcosa per il vomito e qualcosa per i traumi. E come dice Kuzco prima di cadere dall’altissima cascata… “E andiamo!”

[Elena]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi
Categorie