I 3 principali MODELLI della DISABILITÀ:
ovvero
i modelli teorici con cui si pensa alla disabilità:
Modello medico
Modello sociale
Modello politico/relazionale (o Disability Justice)
MODELLO MEDICO/INDIVIDUALE della disabilità
– La disabilità è una caratteristica problematica individuale, un difetto
– Le uniche risposte immaginabili sono la cura, la riabilitazione, la normalizzazione obbligatoria. Non si concepiscono possibilità per un corpo/mente NON normalizzato
– Focus sull’individuo
Il Modello Medico si sovrappone al CHARITY MODEL, per cui l’unico modo per supportare le persone disabili è attraverso la benevolenza di qualcuno: è una questione di “sensibilità” e sentimenti caritatevoli
MODELLO SOCIALE della disabilità
(proposto intorno agli anni ‘60, teorizzato negli anni ’80)
– Spostamento di focus: il problema è la società, costruita per le persone non disabili
– La disabilità è un costrutto sociale, un prodotto dell’interazione tra l’impairment (condizione fisica/mentale) e il contesto inaccessibile
– Non bisogna “correggere” la persona disabile, ma le barriere sistemiche, lo stigma, l’esclusione sociale
Il Modello Sociale è un modello rivoluzionario e tuttora fondamentale, ma ce n’è uno ancora più completo
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DISABILITY JUSTICE (o MODELLO POLITICO/RELAZIONALE)
– Riprende il modello sociale per cui è la società che esclude o stigmatizza, ma va più in profondità
– Movimento intersezionale e anticapitalista verso la giustizia e la liberazione collettiva, fatto di interdipendenza e solidarietà tra persone con diverse disabilità
– La disabilità è politica; bisogna agire sulla distribuzione diseguale di risorse e potere
– La disabilità può riguardare e riguarderà chiunque, si parla di “Temporarily able-bodied” (TAB), “temporaneamente abili”
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Nonostante la diffusione dei Disability Studies e decenni di attivismo per i diritti, la disabilità continua oggi ad essere vista principalmente come tragedia personale che interessa i singoli, un problema che si risolve con la forza di carattere e la volontà (Modello medico).
La depoliticizzazione della disabilità continua a dominare le narrazioni mainstream