primo piano di Chiara con un'espressione pensierosa. Indossa una maglia bianca e ha capelli neri fino alle spalle. Sullo sfondo, un albero e una vecchia porta di legno

“Che BRAVE che partecipate al Pride!”

Una volta a un Pride hanno chiesto a me e a Elena – anzi, alle nostre assistenti – se avevamo bisogno di aiuto per uscire dal corteo e tornare sul marciapiede. Ci abbiamo messo un po’ a capire, perché noi due stavamo procedendo con il corteo, ma loro avevano capito che eravamo finite lì per caso e dovevamo uscire. Avevano già iniziato a dire alla folla di fare largo: evidentemente due persone in carrozzina lì non gli quadravano. “Aah ma state partecipando al Pride? Ah, scusate”.

Un’altra volta alcune persone ci sono venute incontro emozionate: avevano visto che avevamo partecipato a tutto il corteo, che brave che eravamo, complimenti! Abbiamo risposto che per noi non era difficile, ma sopra le loro teste aleggiavano delle nuvolette: Urca, in carrozzina e partecipano al Pride!!

Sui social girano foto di persone in carrozzina o con stampelle ai cortei accompagnate da frasi tipo: “Pure lui al Pride! 😍” o “Eroe! 💪“.

Sono tutti esempi di basse aspettative sulle persone disabili, che capitano di più a chi è percepito come “molto disabile”.

Ci sono idee ben precise sul tipo di vita delle persone disabili, e andare ai Pride evidentemente non vi è compreso. L’associazione disabilità uguale vitadimmerda fa così parte del senso comune che sembra perfettamente accettabile avvicinarsi a gamba tesa a due tizie e lodarle perché sono ad un corteo.

In tali circostanze, la sensazione di essere “altre” nello sguardo di alcuni è forte e inequivocabile. Emergono senza filtri le idee sulla vita che pensano che facciamo.

Può capitare lo stesso nei locali con musica alta e drink. Occhiate che vanno dal “Oddio ma che ci fanno qui?” al “Oddio ma che carine!

“Non c’è indizio più triste ed eloquente su quanto le persone disabili siano pensate come “altre” dello shock nel vederle che si divertono, o che fanno cose considerate “superflue”.

Se non siete disabili e volete parlare a una persona disabile a un Pride, parlatele del tempo, di politica, di quanto è brutto Salvini, di musica, di quanto è bello il Pride, chiedetele da dove viene.

Non ditele che è stata brava a partecipare. Non c’è modo più imbarazzante di dire a qualcuno: tu non appartieni a questo posto.

[M. Chiara]

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