Aumenti (doverosi) a chi presta assistenza, ma non ai fondi per le persone disabili

Per le persone non autosufficienti in Italia si è oltrepassato il limite da un pezzo. I contributi pubblici per pagare l’assistenza sono gravemente inadeguati. Lo sono ancora di più dal primo gennaio 2023, quando è entrato in vigore il nuovo contratto collettivo nazionale per “colf, badanti e collaboratori domestici”. Sono state alzate le retribuzioni e elevato il costo dei contributi dei lavoratori dell’assistenza, diciamo così, domestica (anche se il loro lavoro non è solo in casa).

Aumenti doverosi, in realtà si tratta ancora di stipendi bassi per il costo della vita, come gli stipendi di tanti altri lavori. Ma che si abbattono esclusivamente sulle persone disabili e sulle loro famiglie. Cito anche le famiglie perché quando si parla di assistenza si tratta di costi che per essere sostenuti necessitano dell’appoggio di più persone. A sostenere questi costi uno da solo non ce la fa, punto.

Non so se lo sapete ma i contributi pubblici per far fronte a queste spese sono risibili.
Se tu che stai leggendo domani diventi disabile non autosufficiente, preparati a impoverirti perché ti dovrai pagare tu la maggior parte dei costi dell’assistenza. Fino a non aver più niente di cui impoverirti e andare in struttura. È una cosa che non è largamente nota, e in effetti ogni volta che lo diciamo le persone rimangono a bocca aperta, giustamente.

Dunque, ricapitolando. Sono migliorate le paghe dei lavoratori dell’assistenza. Ma non essendoci un aumento dei fondi per l’assistenza, la cosa va a colpire le persone disabili non autosufficienti. Le più vulnerabili, in questa società. Le loro condizioni sono peggiorate, perché se prima si erano organizzate con quelle briciole che sono i contributi pubblici per l’assistenza oltre alle proprie risorse (tanti lavorano unicamente per pagarsi l’assistenza e vivono in povertà) ora hanno dovuto tagliare ulteriormente le ore, che concretamente vuol dire andare in bagno più saltuariamente, o mangiare peggio, o uscire meno di casa.

Insomma, effetti certi (che sono già iniziati) saranno:

  • Ulteriore impoverimento. Ovviamente questo nuovo sovraccarico economico si aggiunge all’aumento del costo della vita e ai costi energetici che spesso pesano di più su questo tipo di nuclei (molte persone disabili utilizzano ausili di vario tipo alimentati a corrente).
  • Più ricoveri (leggi: segregazione) delle persone disabili in struttura.
  • Maggiore dipendenza dalle famiglie/dai partner. Sono infatti questi ultimi spesso ad assistere chi non è autosufficiente, proprio perché i fondi sono inadeguati. Ricordo che la mancanza di alternative porta anche a rimanere forzatamente in situazioni di abuso.

Numerose associazioni legate alla disabilità hanno sottoscritto una lettera aperta al governo e al parlamento sul nuovo Contratto Badanti (sì, badanti, così sono chiamati, da contratto, perché è un contratto imbarazzante, che sembra fermo, per cultura, agli anni ’30. Persone che “badano” qualcun altro. Mentre in un mondo evoluto si chiamano assistenti o assistenti personali, e fanno varie cose ma non “badano”, vabbè, chiusa parentesi).

Trovate la lettera delle associazioni nei commenti.

È urgente un intervento politico che aumenti i fondi per la non autosufficienza in modo che rispondano ai bisogni. Ma quelli verso l’assistenza autogestita però, non verso le strutture (perché il “Fondo per la non autosufficienza” in grandissima parte va alle strutture, lo sapevate?)

Di questi argomenti non ne sentiamo parlare né dal governo né dall’opposizione. I giornalisti dovrebbero parlarne ma la realtà è che più che altro se li fila chi oggi deve fare i conti col fatto che non può uscire di casa.

Informatevi su questo argomento perché è il problema numero 1 delle persone non autosufficienti italiane, grazie!

[Maria Chiara]

Descrizione immagine: primo piano di M. Chiara, ha i capelli neri e un maglione fucsia (foto di Ornello Guiducci)

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