Sono disabile, e sono coraggiosa

Uso una carrozzina, e a volte nella mia vita mi sono sentita dire da persone diverse che sono coraggiosa. Lo intendono come una sorta di complimento, per loro a quanto pare è coraggioso il fatto che vado a fare la spesa, il fatto che sono al bar, il fatto che, bo, mi mostro in pubblico invece che stare a casa a occupare meno spazio possibile.
Non condivido affatto l’idea che avere un corpo disabile sia qualcosa di brutto e indesiderabile e che viverci richieda coraggio e una forza eccezionale. Non sono coraggiosa a vivere in un corpo disabile.

Credo comunque di avere un certo coraggio.
Coraggio è andare da un medico nuovo, con in testa tutti gli episodi di deumanizzazione che ti sono capitati in quell’ambiente infernale per le persone disabili e marginalizzate in genere che è l’ambiente sanitario.

Coraggio è continuare ad andare nel mondo quando ti è capitato spesso nei gruppi di persone nuove che qualcuno si presentasse a tutti tranne che a te, perché a causa dell’abilismo sei percepita come una presenza con cui non è necessario interagire. Sei un extra che si può anche ignorare, qualcuno che si può saltare nel giro di presentazioni, continuando comunque a essere considerato una persona civile, beneducata, che assolve ai propri doveri sociali.

È quando qualcuno fa un commento abilista e tu vedi tanti sguardi da pesci lessi nelle altre persone, e li passi in rassegna con la speranza di vedere anche qualche fronte aggrottata, qualche sguardo più critico.

È trovarsi davanti l’ennesima discriminazione ed elaborare un piano d’azione, con scaltrezza e impegno, sapendo che non sarà assolutamente l’ultima volta e che dovrai farlo ancora e ancora, per accedere a cose banalissime tipo un concerto, un corso, un locale, per accedere a esperienze che moltissime persone danno per scontate.
È avere la lucidità di scegliere le proprie battaglie tra le tantissime che ti si presentano, senza abbattersi troppo per quelle che devi per forza lasciar andare.

È vedere negli occhi degli altri le basse aspettative che hanno verso di te, e poi, quando fai o dici qualcosa che non si aspettano da una persona disabile, il loro sguardo che cambia, la loro sorpresa, la loro considerazione che sale. È vedere che ti avevano inquadrato in una scatola e pensare a tutte le altre mille volte in cui hai visto questo stesso copione e le mille volte in cui lo rivedrai.

Se sono coraggiosa, è un altro tipo di coraggio. Sono coraggiosa perché mi tocca sopportare le persone che mi dicono che sono coraggiosa.

[Elena]

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