Essendo disabile e donna, mi capita di beccarmi gli epiteti “insistente”, o “difficile” quando devo essere assertiva e difendere i miei diritti (cioè, coff coff, abbastanza spesso). Chiedo di spostare un corso da una sede con le scale a una senza scale e mi dicono “non capisco il senso di questa insistenza”. Nei teatri voglio, banalmente, un posto da cui vedo e arriva il “eh, così ci crei un problema”. Insomma, vengo dipinta come una stronzetta rompicoglioni e trattata con una buona dose di paternalismo.
Ho notato che quando sono accompagnata da un maschio, non disabile, è tutto più semplice: le discussioni ai concerti per avere un posto decente durano meno, i problemi vengono risolti prima, è come se la presenza dell’esemplare maschio fosse al contempo rassicurante e minacciosa. Lo so, lo so: che l’autorità degli uomini venga presa più seriamente è un fatto così noto che è come se stessi scoprendo l’acqua calda.
Dunque boh, stavo cercando una soluzione e ho pensato che potrei mettermi una barba finta e andare in giro dicendo, invece che “col potere di Ra”, “COL POTERE DELLA BARBA”.
Però rimarrei comunque disabile, e a sentire i miei amici maschi disabili pure loro non se la passano troppo bene e la loro autorità e competenza vengono messe in discussione poco meno di quelle di una donna disabile.
Uccidetemi.
Vabbè prendo un bulldog, è deciso.
[Elena]